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Quando l'amore per la natura si trasforma in odio verso l'uomo

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Davvero è colpa del caldo se non facciamo piu figli?

VIDEO: L'anno più caldo di sempre ➜ https://www.youtube.com/watch?v=M-jF_SD8mU0 [https://www.youtube.com/watch?v=M-jF_SD8mU0] TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8236 [https://www.bastabugie.it/8236] DAVVERO E' COLPA DEL CALDO SE NON FACCIAMO PIU' FIGLI? di Raffaella Frullone   Un tempo si diceva "Piove, Governo ladro". Come a dire, qualunque cosa accada, è questo esecutivo disonesto e cialtrone la causa di qualunque disgrazia si abbatta sulle nostre povere vite. Ora invece se piove, è colpa del caldo. Le cosiddette "bombe d'acqua" che ogni estate fanno danni e qualche volta vittime sono figlie del caldo estremo, l'aria trattiene più umidità e quando la temperatura cala rilasciano tutto in violenti nubifragi, prima li chiamavamo semplici temporali, ora la loro azione è come un attacco militare e la colpa è del clima impazzito a causa del caldo estremo. Ma il caldo fa questo e molto altro. A fine giugno a Milano è finito sul banco degli imputati come principale imputato per il crollo dell'insegna sulla torre Hadid dell'iconica City Life avvenuta all'alba di una settimana caldissima. «L'estate che scioglie le insegne» titolava sobriamente Il Domani. Ma ad evocare i 37 gradi che in quei giorni soffocavano il capoluogo lombardo sono state molte testate, dal Corriere a Repubblica, da Fanpage al Sole 24 ore, passando per Open. Sul crollo la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta. L'obiettivo è chiarire quali siano state le imprese coinvolte nell'installazione dell'insegna posta sulla sommità del grattacielo e chi sia il responsabile della manutenzione, essenziale è essenziale capire se vi siano eventuali responsabili penali, chissà se alla sbarra finirà anche il caldo. Che nel caso dovrebbe spiegare perché ha risparmiato le torri della finanza e del commercio di Abu Dhabi, o gli hotel di Las Vegas a pochi chilometri dalla Death Valley. Ma con questo caldo è meglio non impiegare energie a farci troppe domande. Ma il caldo, udite udite, sarebbe anche responsabile della denatalità che non fa che crescere nel nostro Paese. A scriverlo è il quotidiano torinese La Stampa, che citando un rapporto della Società europea di Embriologia e Medicina della Riproduzione, spiega che «i cambiamenti climatici incidono anche sulla fertilità umana, in termini complessivi, di nascite pretermine, di aborti e di basso peso alla nascita. E questo perché l'innalzamento delle temperature e l'aumento dell'inquinamento atmosferico sono associati a un peggioramento della qualità del seme maschile, con alterazioni nei parametri spermatici, riduzione del numero di spermatozoi e danni al DNA. Anche la riserva ovarica nelle donne può essere ridotta». Insomma se non nascono bambini il problema non è culturale, economico o sociale ma la colpa è sempre sua, del gran caldo. Non si spiega però come in Sudan la media di figli per donna si aggiri attorno ai 4,6, mentre arriva addirittura a sei in Niger dove la temperatura media è di quaranta gradi. Ma come abbiamo detto è meglio non farsi troppe domande. Più comodo accodarsi e seguire la moda, del momento si intende. Perché il capro espiatorio è fluido e quindi cambia, e se sul podio dei mali del mondo al momento campeggiano Trump e Putin, se nella top ten troviamo la plastica, l'olio di palma e il fumo, insieme alla carne rossa e i parabeni, un posto d'onore lo ricopre anche il senso di realtà, un tempo così ampiamente diffuso e condiviso, oggi quasi del tutto scomparso dai radar, rimosso dal dibattito pubblico ed espunto dai tantissimi cervelli, perché è quello in fondo, la causa di ogni male, da estirpare a qualunque costo. E a qualunque temperatura.

29.7.2025 - 4 min
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Leone XIV: tra Agostino e Greta, a chi vogliamo dar retta?

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8238 [https://www.bastabugie.it/8238] LEONE XIV: TRA AGOSTINO E GRETA, A CHI VOGLIAMO DAR RETTA? di Roberto de Mattei   C'è un luogo comune diffuso, secondo cui il surriscaldamento globale minaccia l'umanità e l'uomo sarebbe il principale fattore di questa situazione. Il cambiamento climatico causato dalle attività umane (in particolare l'uso di combustibili fossili, la deforestazione e l'agricoltura intensiva) avrebbe raggiunto un punto critico tale da costituire una minaccia urgente per l'ambiente, la salute, la stabilità economica e la pace nel mondo. Per far fronte a questa emergenza, sarebbero necessarie una serie di misure in diversi settori, come l'energia, i trasporti, l'industria e l'agricoltura, che l'Unione Europea ha riassunto nella formula della "transizione green" o "Green Deal".  Cominciamo col dire che la tesi del surriscaldamento climatico è abbondantemente sovrastimata. In un articolo su "Libero" del 6 luglio, Antonio Socci ha portato una serie di dati scientifici i quali dimostrano che, ai nostri giorni, si muore più per il freddo che per il caldo. Secondo le statistiche, infatti, i decessi per il freddo superano di 9 a 1 quelli per il caldo, e le temperature più elevate stanno attualmente riducendo il numero totale di decessi. Luigi Mariani docente di agrometereologia, sulla base di una serie di studi scientifici recenti, sostiene che a livello globale, dal 2000 al 2019, il 91% dei decessi prodotti da temperature estreme è stato provocato dal freddo e solo il 9% dal caldo. La conclusione alla quale sono giunti gli scienziati non rappresenta una novità. Già dieci anni fa una ricerca internazionale pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet, esprimeva le stesse convinzioni, sulla base dell'esame di 74 milioni di decessi in 12 diversi Paesi. Quando i media ci presentano solo, con grande enfasi, le morti dovute al caldo distorcono la realtà. CAMBIAMENTI CLIMATICI Ma ammessa l'esistenza di cambiamenti climatici, ciò è dovuto alla natura o all'uomo e, in questo caso, in che senso? Non è la prima volta infatti che si verificano cambiamenti climatici. Il clima del Medioevo, ad esempio, era stato mite, come i suoi costumi. Il secolo XIV, che segnò il passaggio all'era moderna, conobbe invece un brusco irrigidimento della temperatura. In questo periodo vi fu un'avanzata dei ghiacciai alpini e polari che ebbe, tra le altre conseguenze, la scomparsa della vite, che si coltivava in Inghilterra. L'abbassamento del limite meridionale dei ghiacciai e l'aumento della piovosità ebbero come conseguenza frane, inondazioni ed alluvioni, che causarono la diminuzione della terra coltivata, e quindi una serie di successive carestie. Il denutrimento indebolì la popolazione europea, rendendola più facile vittima di malattie, come la peste nera, che a metà del XIV secolo ne portò via almeno un terzo. Gli storici Ruggero Romano ed Alberto Tenenti hanno documentato il ciclo ricorrente tra carestie ed epidemie che caratterizzò il Trecento (Alle origini del mondo moderno 1350-1550, Feltrinelli, Milano 1967). Queste calamità non erano dovute all'uomo, ma alla natura. Però, il fatto che Dio, padrone della natura le avesse permesse, fu interpretato come un castigo per i peccati degli uomini che, in questo senso, vennero considerati responsabili delle catastrofi naturali. Non si trattava della fine del mondo, ma della fine di un'epoca; e sempre, nella storia le sciagure naturali hanno accompagnato le infedeltà e l'apostasia delle nazioni. Accadde alla fine del Medioevo cristiano, sembra ripetersi oggi. L'uomo moderno, nel suo prometeismo, ha cercato di cambiare le leggi della natura, ma nella sua sfida all'ordine divino e naturale dell'universo non può che essere sconfitto. La modernità aveva voluto sostituire l'adorazione di Dio con l'adorazione dell'uomo. Di fronte al fallimento di questo progetto, l'ideologia post-moderna sostituisce l'adorazione dell'uomo con l'adorazione della natura. È questa l'ideologia green, nella sua versione più radicale. Il "pianeta Terra" è qualcosa di più di una patria, è una religione terrestre. LA PACHAMAMA Questa ideologia è penetrata all'interno della Chiesa sotto il pontificato di papa Francesco e si è materializzata nell'immagine di Pachamama, la Madre Terra delle popolazioni amerindi, che è stata intronizzata nei Giardini Vaticani, il 4 ottobre 2019, alla vigilia dell'apertura del Sinodo post-amazzonico. Il nuovo Papa Leone XIV è un fautore di questa ideologia? Non vogliamo credere che sia così. Il 9 luglio 2025 è stata celebrata la Messa per la Custodia della creazione nel Giardino della Madonnina del "Borgo Laudato si'" di Castel Gandolfo. Il Papa ha concluso la sua omelia con le parole con cui sant'Agostino nelle sue Confessioni, associa le cose create e l'uomo in una lode cosmica: o Signore, «le tue opere ti lodano affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere» (Confessioni, XIII, 33,48). "Sia questa - ha detto Leone XIV - l'armonia che diffondiamo nel mondo". L'armonia a cui si riferiscono il Papa e sant'Agostino è antitetica a quella dell'ideologia verde. La retta ragione e la divina Rivelazione ci insegnano che l'uomo, creato ad immagine di Dio, è posto al vertice della scala gerarchica della creazione. La natura è un mezzo donato da Dio all'uomo per raggiungere il suo fine soprannaturale. Un acuto teologo del Novecento, mons. Pier Carlo Landucci ricorda: "Il mondo è la casa dell'uomo, donata dal Creatore dell'uomo. Non dunque l'uomo per la casa, ma la casa per l'uomo, il quale però è tenuto, per rispetto al divino Donatore e per il suo proprio interesse, a difendere e conservarne i valori: ecco l''ecologia' nel suo razionale e morale fondamento" (Istinto e intelligenza negli animali? in "Palestra del Clero", n.14, 15. 7. 1985, p.14.). L'uomo deve rispettare la natura e le sue leggi, che non sono solo quelle fisico-chimiche, ma anche le leggi religiose e morali. Non solo gli individui, ma anche i popoli sono tenuti al rispetto di queste leggi. Se l'uomo si ribella a Dio o si allontana da lui, anche la natura si allontana o si ribella all'uomo. Così è accaduto in tutte le epoche di crisi spirituale e morale e così sembra accadere oggi con il caos climatico che ci aggredisce e che potrebbe manifestarsi in improvvisi castighi naturali. "Però - ha affermato il Papa a Castelgandolfo - nel cuore dell'anno del Giubileo noi confessiamo - e possiamo dirlo più volte: c'è speranza! L'abbiamo incontrata in Gesù. Egli ancora calma la tempesta. Il suo potere non sconvolge, ma crea; non distrugge, ma fa essere, dando nuova vita. E anche noi ci chiediamo: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?"(Mt 8,27).

23.7.2025 - 8 min
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La Germania contro chi non professa la fede ecologista

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8209 [https://www.bastabugie.it/8209] LA GERMANIA CONTRO CHI NON PROFESSA LA FEDE ECOLOGISTA di Manuela Antonacci   A Berlino, chi non rispetta l'agenda green rischia di perdere la propria azienda. Questo è ciò che prevede la nuova legge promossa dall'Unione Cristiana Democratica (CDU) e dal Partito Socialdemocratico (SPD) al Senato. Sotto il nome di Vergesellschaftungsrahmengesetz (legge quadro sulla collettivizzazione), la coalizione ha creato uno strumento che consentirebbe allo Stato di espropriare le aziende private se, secondo le autorità politiche, non riescono a raggiungere gli obiettivi climatici o investono "troppo poco" nell'interesse pubblico. L'iniziativa, annunciata dai Dirk Stettner, portavoce del CDU e Raed Saleh, capogruppo dell'SPD, prevede che questo criterio possa essere applicato alle aziende, non solo per questioni di trasparenza, come dovrebbe normalmente essere, ma anche appunto per questioni "green", ovvero nel caso in cui le imprese non si adoperino abbastanza per rispettare gli impegni ambientali dell'UE e del governo federale. Una misura incredibilmente severa, considerato che forse, a passare al setaccio dello stato dovrebbero essere questioni ben diverse e, forse, più gravi, legate alle aziende, in primis l'uso non trasparente del denaro e comunque questioni in cui l'elemento green non venga certo considerato uno dei criteri più importanti. Anche se la CDU ha sminuito specificando che «non stiamo parlando di espropri», tuttavia il testo della legge parla da solo, ovvero la politica può intervenire quando rileva «fallimenti evidenti e manipolativi» nel mercato, che a ben vedere vuol dire tutto e non vuol dire niente, considerato che è un'espressione con un margine di interpretazione molto largo. L'SPD, infatti, ammette candidamente che questa legge crea una «cassetta degli attrezzi» per intervenire nei processi economici che sono ritenuti devianti da una prospettiva politica. Tra questi, il controllo dei prezzi, i limiti legali ai profitti delle imprese, la trasformazione forzata dei modelli di proprietà in forme di economia comune e, infine, la proprietà statale diretta. Interessante poi, notare gli indicatori, secondo il testo di legge, per l'applicazione di questi interventi: alloggi, energia e acqua, praticamente i servizi essenziali. In base a questo, lo Stato può valutare quando un'azienda non serve più il "bene comune" e agire di conseguenza. Emerge dunque, chiaramente, come questo tipo di legislazione riveda il concetto stesso di proprietà privata in Germania, perché il problema va ben oltre le frodi economiche, in quanto le sanzioni colpiscono chi non agisce secondo gli standard ideologici prevalenti, soprattutto in materia climatica. Un quadro giuridico incerto, dunque confuso e rischioso per qualunque azienda, che rischia di allontanare gli investimenti e di creare un pericoloso precedente: se il clima giustifica tutto, cosa resta fuori dalla portata dello Stato? Un esempio, inoltre, che potrebbe influenzare altri stati europei, portando ad un scenario economico inquietante, in cui il merito aziendale è sostituito dal conformismo politico. A peggiorare il quadro della situazione c'è il fatto che, nel 2021, il 58% dei berlinesi ha votato per nazionalizzare le grandi società immobiliari e, purtroppo, ci si è serviti di quel referendum per farne il punto di riferimento per estendere il concetto a tutti i settori. Insomma, pare che ormai a grandi passi, in Europa, ci si stia dirigendo di fatto verso un modello di vita basato sul pauperismo e sul collettivismo presentati, considerato il graduale evolversi della situazione, non come una scelta forzata, bensì come una scelta di grande libertà.

24.6.2025 - 4 min
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Trump: la controrivoluzione parte dalle cannucce di plastica

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8093 [https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8093] TRUMP: LA CONTRORIVOLUZIONE PARTE DALLE CANNUCCE DI PLASTICA di Stefano Magni   Con tutti i problemi che ci sono nel mondo, Donald Trump deve proprio sprecare il suo tempo per firmare un ordine esecutivo in cui ripristina l'uso delle cannucce di plastica? È soprattutto questo il tenore delle critiche al presidente, oltre a una minoranza di eco-attivista anti-plastica che si sta stracciando le vesti. E c'è da scommettere che, per reazione, l'Ue imporrà una politica comunitaria ancora più stretta sull'imposizione dell'uso delle cannucce. Sembra una battaglia bagatellare, ma è un segnale importante per l'inversione di rotta in corso. Negli Usa non c'è un obbligo nazionale per le cannucce di carta, né un divieto dell'uso di quelle di plastica. Però sempre più città e Stati interi, nell'ultimo decennio, hanno vietato le cannucce di plastica, sostituendole con materiali alternativi e biodegradabili, o almeno eco-friendly. La cannuccia di carta, che si appiccica alle labbra e a volte si scioglie nella tazza, è diventata di uso comune, al di qua e al di là dell'Atlantico. Nell'ordine esecutivo, l'amministrazione Trump stabilisce che non vengano più comprate e distribuite cannucce di carta all'interno degli uffici federali. E al tempo stesso dispone la stesura di un piano nazionale per porre fine agli obblighi di uso delle cannucce di carta (da presentare entro 45 giorni) per «alleviare l'uso obbligatorio di cannucce di carta a livello nazionale». Trump ha dichiarato che le cannucce di carta, semplicemente "fanno schifo", sono disfunzionali e rovinano il piacere della bevuta. Nell'ordine esecutivo che ha firmato martedì 11 febbraio, specifica anche che siano anti-economiche (costano di più e spesso il consumatore ne deve prendere più di una per arrivare alla fine della bevuta), non sono così eco-friendly (non solo la produzione è inquinante, ma anche le sostanze di cui sono composte sono dannose per l'ambiente e potenzialmente anche per l'uomo) e a questo si aggiunge, molto spesso e volentieri, l'ipocrisia delle cannucce di carta avvolte nell'involucro di plastica. RIMEDIARE ALL'ASSURDA BATTAGLIA ECOLOGISTA Non chiediamoci perché Trump arrivi a firmare un ordine esecutivo in cui deve porre fine agli obblighi sull'uso delle cannucce di carta. Chiediamoci, semmai, come si sia arrivati ad avere questi obblighi su un oggetto di uso quotidiano. La causa è la battaglia ecologista contro le "isole di plastica" che si sono formate nell'Oceano Pacifico. La loro dimensione e la loro stessa esistenza è tuttora oggetto di dibattito. Secondo i report più pessimistici, l'isola di rifiuti plastici che galleggiano nel Pacifico sarebbe grande quanto il doppio dell'Italia. Ma secondo tutti gli studi più recenti sulla questione, gli Usa non appaiono mai fra i maggiori contributori di rifiuti plastici (men che meno i paesi europei). È infatti quantomeno arbitrario stabilire che i maggiori produttori di plastica siano anche i maggiori inquinatori dell'oceano. Gli Usa, così come l'Europa, hanno sistemi di trattamento dei rifiuti molto più efficienti rispetto ai paesi in via di sviluppo che si affacciano sul Pacifico. Secondo uno studio pubblicato su Science nel 2015, i maggiori contributori dei rifiuti plastici sono la Cina, l'Indonesia, le Filippine, il Vietnam e lo Sri Lanka. In questa classifica gli Usa compaiono solo al 20mo posto. Al contrario, la Cina produce rifiuti quanto Indonesia, Filippine, Vietnam e Sri Lanka messi assieme. L'ESALTAZIONE DELLA DECRESCITA Secondo uno studio di Lourens Meijer (e altri) del 2019, fra i primi 10 paesi inquinatori dell'Oceano Pacifico figurano: Filippine, Cina, India, Malesia, Indonesia, Myanmar, Vietnam, Bangladesh e Tailandia. Unico paese atlantico che entra nella classifica dei primi dieci è il Brasile. Uno studio ancor più recente condotto dall'associazione Ocean Cleanup, pubblicato nel 2022, rileva che la maggior fonte di inquinamento non sarebbero oggetti di plastica di uso quotidiano, ma grandi rifiuti prodotti dall'attività dei pescatori. E le responsabili sono soprattutto le industrie ittiche della Cina e del Giappone. Le cannucce di carta sono state dunque introdotte negli Usa, come in Europa, per "dare l'esempio" (virtue signaling, come si direbbe negli Usa), anche se né gli Usa né l'Europa possono ridurre le dimensioni dell'isola di plastica nel Pacifico. Perché non vi contribuiscono. Ma la cannuccia di carta, come ha ricordato brutalmente Trump, "fa schifo". È peggio, sotto tutti i punti di vista, delle cannucce di plastica che si propone di sostituire. Come in altri casi, si sceglie un materiale più inefficiente, costoso e meno amato dai consumatori, per obbedire a una logica che soddisfa solo l'ideologia verde. Siamo anche l'unica parte di mondo che è riuscita a produrre anche una teoria economica che mira alla "decrescita". Ben venga dunque un ordine che riparta dalle cannucce per una controrivoluzione del buon senso. Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Stefano Magni, nell'articolo seguente dal titolo "Due nemici dell'Fbi ai vertici dell'Fbi. Anche in difesa dei cattolici" parla delle nomine di Trump ai vertici della polizia federale degli Usa. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 febbraio 2025: Ai vertici della polizia federale degli Stati Uniti, la mitica Fbi, chi scegliere di meglio se non i due maggiori contestatori dell'Fbi degli ultimi anni? Trump ha scelto Kash Patel come direttore e poi Dan Bongino come vicedirettore. Il primo, avvocato di origine indiana, fedelissimo di Trump anche negli anni dell'opposizione, ha un curriculum di tutto rispetto, non di agente della polizia (che non è), ma di critico della polizia federale e della sua politicizzazione, con toni ai limiti dell'eversione. Il secondo, che i media italiani definiscono frettolosamente come "podcaster", è un ex agente della polizia di New York, poi entrato nel Servizio Segreto di scorta ai presidenti Bush e Obama e infine creatore di un vero impero mediatico di informazione alternativa. Ancor più di Kash Patel, è convinto che dell'Fbi debba essere "fatta piazza pulita". Kashyap Pramod Vinod "Kash" Patel è stato confermato per il rotto della cuffia con un voto di 51 a favore e 49 contrari al Senato. Anche le senatrici repubblicane Susan Collins e Lisa Murokowski hanno disertato (come in molte altre occasioni in passato, per altro). Di Kash Patel gli oppositori dicono: non ha esperienza nell'Fbi, ha clienti stranieri che possono costituire un conflitto di interessi, è un cospirazionista e che la nomina è dovuta solo a una preferenza personale di Trump, oltre alla sua voglia di vendicarsi di tutte le inchieste che ha subito dal 2016 al 2024 ad opera degli agenti federali. Che Patel non abbia esperienza nelle forze di sicurezza non è vero: dopo la sua attività di assistenza parlamentare nella Commissione antiterrorismo, nel 2017 è stato nominato nella prima amministrazione Trump come funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale, consigliere senior per l'antiterrorismo per la Commissione Intelligence della Camera. Poi promosso direttore senior della Direzione antiterrorismo presso il Consiglio di sicurezza nazionale nel 2019. Se i Democratici lo odiano, è soprattutto per il suo attivismo in difesa di Trump, smontando la tesi del Russiagate (l'indagine, poi finita in un nulla di fatto, su presunte interferenze russe nella campagna elettorale del 2016), poi contestando l'indagine dell'Fbi sui documenti conservati da Trump nella sua residenza di Mar a Lago, infine difendendo anche i condannati del 6 gennaio, dunque gli estremisti arrestati a seguito dell'assalto del Campidoglio. Il suo proposito è quello di de-politicizzare l'Fbi, che ultimamente dava la caccia a "terroristi interni", fra cui associazioni di conservatori e di tradizionalisti cattolici, visti come potenziali minacce. Nella sua audizione in Congresso, Patel ha promesso di indagare sull'origine del documento anti-cattolico prodotto all'interno dell'agenzia in cui si chiedeva di tracciare le attività delle associazioni tradizionaliste. La sua nomina coincide con l'ordine esecutivo di Trump per porre fine ad ogni pregiudizio ideologico anti-cristiano nell'Fbi, in generale per riportare la polizia al suo compito originario: non più uno strumento politico, ma solo un mezzo per combattere il crimine su scala nazionale. Il suo braccio destro sarà Dan Bongino, un poliziotto di New York e scorta presidenziale, che è diventato celebre prima per i suoi libri di memorie, "dentro la bolla" di Washington e poi come podcaster. Nell'era di Internet ha sollevato fra i repubblicani lo stesso entusiasmo che Rush Limbaugh, commentatore repubblicano morto nel 2021, suscitava ai tempi della radio. Il Renegade Republican, poi diventato Dan Bongino Show, è diventato un vero e proprio impero mediatico. E almeno dal 2017, Dan Bongino ha colpito soprattutto un nemico: la polizia federale. Dal Russiagate a al Campidoglio, fino alle investigazioni nella residenza di Trump, l'Fbi è stata accusata da Bongino di essere un'entità interamente corrotta, governata dalle logiche oscure dello Stato Profondo. Per aver "diffuso disinformazione" sulle misure anti-pandemiche, Bongino era stato bannato permanentemente da YouTube e si era trasferito su Rumble, mantenendo intatto il suo audience. La vendetta è un piatto che si consuma freddo: ora sarà lui alla testa dell'Fbi, secondo solo a Patel. Con gran gioia di tutti gli agenti federali che ora si vedono comandare da questo detestato poliziotto di New York che per otto anni ha sparato contro di loro sul Web. Saranno nomine molto utili a tutti, se veramente mantenessero la promessa di spazz

04.3.2025 - 10 min
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Fesserie ecologiste: no all'abete in Vaticano

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8005 [https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8005] FESSERIE ECOLOGISTE: NO ALL'ABETE IN VATICANO di Stefano Chiappalone   Due volte l'anno gli ecologisti scendono in campo contro le usanze legate all'anno liturgico: se a Pasqua la parola d'ordine è "salviamo gli agnelli", a Natale è "salviamo gli alberi". Rigorosamente in corrispondenza del calendario cristiano, perché è ben più difficile sentirli alzare la voce per salvare oves et boves dalla festa islamica del sacrificio (o dello sgozzamento). Questa volta la petizione è lanciata dal gruppo Bearsandothers, ed è rivolta al Santo Padre, al Governatorato vaticano, all'Apt Garda Dolomiti e al Comune di Ledro (TN) che si appresta a donare 40 abeti al Vaticano: uno per il tradizionale addobbo di Piazza San Pietro e altri 39 destinati ad altri ornamenti natalizi nei vari edifici della Santa Sede. «No al taglio di un albero ultracentenario, estirpato dal bosco per farlo morire dopo qualche settimana di esposizione in piazza S. Pietro», grida la petizione, tanto più «in un momento storico, dove i cambiamenti climatici sono in elevata evoluzione, è necessario dare dei segnali chiari e limpidi per poter cambiare approccio verso il rispetto della Natura, come richiamato anche dal Santo Padre in molti interventi». Donazione che invece non implica alcun danno ambientale, come precisa il Comune: «l'abete che verrà prelevato fa parte di uno dei lotti che devono essere comunque tagliati per la corretta coltivazione del bosco», mentre le altre «39 piante non sono né ledrensi, né secolari, né alte 30 metri: si tratta di abeti normanni che saranno comprati da vivai specializzati, in quanto la richiesta espressa dal Vaticano, fin dai primi contatti di questa estate, è stata di preferire questi alberi perché non perdono gli aghi. Si tratta di piante che non crescono in Val di Ledro» (Gazzetta delle Valli). Oltre all'allarme infondato, quindi, nella protesta colpisce – ma non stupisce – il richiamo ai «molti interventi del Santo Padre», il quale «ha posto in rilievo che l'attività dell'uomo deve essere rispettosa della tutela del Creato, della Natura». E dove? «nelle sue encicliche "Laudato sii" (2015), Laudate Deum ( 2023) e Terra madre (2024)». La prima è giusta (ma con una "i" sola e l'apostrofo), la seconda pure benché tecnicamente non sia un'enciclica ma un'esortazione apostolica. Terra Madre invece non l'ha mai scritta (semmai è l'evento cui Francesco ha inviato un messaggio), ma scommettiamo che se ne accorgeranno in pochi: ormai basta dire che il Papa è green e sono tutti contenti. Compreso lui. Nota di BastaBugie: Anna Bono nell'articolo seguente dal titolo "Il panettone solidale salverà il mondo? Di sicuro lo inquina" parla degli acquisti natalizi per sostenere diritti umani e ambiente con prodotti provenienti dalle zone più disagiate del pianeta. Che però dovranno percorrere enormi distanze. La promessa dell'umanitarismo dolciario è difficile da mantenere, ma l'impatto ambientale è assicurato. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 novembre 2024: Si avvicinano le feste e le organizzazioni non governative con fini umanitari propongono acquisti solidali: regali, biglietti di auguri, decorazioni natalizie i cui proventi serviranno ad alleviare le condizioni di vita dei poveri, soprattutto in Africa. Diverse associazioni propongono di comprare i loro panettoni. ActionAid mette in vendita per 20 euro il suo Panettone Rwanda Classico, «avvolto in una vibrante stoffa ruandese». Amref propone un panettone artigianale «dalla confezione bellissima e riutilizzabile»: un sacchetto di stoffa africana, realizzato a mano da una cooperativa che accoglie ragazze di strada in Rwanda. Classici, uvetta e canditi, sono anche i panettoni di Medici con l'Africa Cuamm e di COOPI, sempre al costo di 20 euro. Ma COOPI assicura che il suo è speciale ed è venduto «in una confezione ancora più speciale». Infatti «il panettone canditone arriva avvolto in una shopper colorata e unica, realizzata a mano in tessuto wax dalle abili artigiane della sartoria sociale Mafric». Ultima, ma ancora altre se ne potrebbero elencare, è Mani Tese che si distingue perché offre un Pandoro Solidale oltre che un Panettone Solidale, entrambi al prezzo competitivo di 18 euro. Tutte queste associazioni hanno un elemento in comune, oltre ovviamente all'intenzione lodevolissima di raccogliere fondi da utilizzare per aiutare il prossimo. Acquistano i loro prodotti al commercio equo e solidale. In particolare il Cuamm si affida a Liberomondo, una cooperativa sociale italiana che lavora con decine di produttori di artigianato e alimentari in America Latina, Africa e Asia, con una attenzione particolare, spiega, a cooperative, organizzazioni di base e associazioni di produttori. I generi alimentari, precisa, sono per la maggior parte trasformati successivamente in Italia. Mani Tese invece opera in collaborazione con Chico Mendes, un'altra cooperativa sociale che prende il nome dal sindacalista e ambientalista brasiliano ucciso nel 1988 da due proprietari terrieri, noto per le sue battaglie in difesa della foresta amazzonica. Missione della Chico Mendes è promuovere un modello di economia più giusta, etica e responsabile, che rispetti le persone e tuteli l'ambiente. Del suo Panettone Solidale, proposto in due varianti, Classico e al Cioccolato, Mani Tese dice che «ogni fetta rappresenta valori di sostenibilità, equità e solidarietà. Prodotto con ingredienti del commercio equo e solidale provenienti da Mauritius, Costa D'Avorio e Repubblica Dominicana, garantisce il rispetto per l'ambiente e per i diritti dei lavoratori e delle comunità locali. Ma c'è di più! Ogni panettone è confezionato con cura in un coloratissimo sacchetto realizzato da giovani sarte in Rwanda. Scegliendo questo panettone, supporti le attività di Mani Tese e di Chico Mendes per la difesa dell'ambiente e dei diritti umani». Difesa dell'ambiente e dei diritti umani, sostenibilità e solidarietà, un mondo più giusto. Questo assicurano convintamente tutte le associazioni che ci chiedono di sostenerle. Compra un panettone e salvi il mondo. Ma la promessa non viene mantenuta, non può farlo. Mauritius, Costa d'Avorio, Repubblica Dominicana, Rwanda. Quante migliaia di chilometri percorrono tutti quei prodotti che dai quattro angoli del pianeta raggiungono l'Italia perché sia possibile cucinare, confezionare e commercializzare panettoni e pandoro? E gli altri doni? Il foulard Niger Kanuri venduto da COOPI per sostenere l'artigianato locale e promuovere l'indipendenza economica delle donne di etnia Kanuri però è realizzato sulle rive del lago Chad. Per arrivare in Italia percorre più di 3mila chilometri se trasportato in aereo, molti di più se via nave e mezzi di terra. Panettoni e regali aiuteranno a migliorare la vita delle donne vittime di violenza in Guinea Bissau, ad assicurare cibo alle famiglie in Benin, acqua potabile a interi villaggi e persino a piantumare mangrovie in Mozambico, come spiega Mani Tese, e molto altro ancora, ma il costo per l'ambiente è proibitivo, insostenibile se si dà credito alle associazioni ambientaliste che, tra le loro battaglie, hanno quella di convincerci ad acquistare prodotti a chilometro zero o almeno a preferire le filiere corte, con pochi passaggi essenziali tra produzione, confezionamento e vendita. Qualcuno ricorderà che, fin dalle origini, il commercio equo e solidale è stato criticato prima di tutto per il pregiudizio che lo ispira, ovvero che il resto del commercio sia invece iniquo ed egoista. Quasi subito gli è stato poi obiettato di non raggiungere gli obiettivi fondamentali dichiarati, come quello di rendere i piccoli produttori dei paesi poveri indipendenti da intermediari e di metterli in condizione di lavorare le materie prime per vendere prodotti finiti dalla resa maggiore. In cambio, si è giustamente detto, li fa dipendere dalle Ong e dalle cooperative che gestiscono le attività equosolidali e scelgono chi aiutare, decidono il prezzo, il tipo di produzione, qualità e caratteristiche. Inoltre, nonostante le assicurazioni, diverse materie prime, come riconosce anche Liberomondo, hanno continuato a essere lavorate altrove, ad esempio in Italia. Poi l'ideologia ambientalista ha preso il sopravvento e, con essa, la teoria del global warming, la misurazione dell'impronta ecologica, l'Earth overshoot day, cioè il calcolo del giorno esatto in cui le totali risorse disponibili in un anno si sono esaurite (per il 2024 sarebbe successo il 1° agosto) e l'umanità incomincia a consumare più risorse di quante ne possa mettere a disposizione il pianeta. Prodotti come quelli equosolidali che, praticamente tutti, percorrono migliaia di chilometri per arrivare a destinazione adesso rappresentano una minaccia o così dovrebbero essere considerati. Secondo questo punto di vista una fetta di Panettone Solidale, in realtà ogni fetta di panettone che noi mangiamo, imprime sulla Terra una impronta ecologica chissà quanto grande e profonda, tanto più se, ingredienti a parte e come se non bastasse, arriva dal Rwanda il sacchetto in cui il panettone viene confezionato.

03.12.2024 - 10 min
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