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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8217 [https://www.bastabugie.it/8217] TRUMP DIFENDE IL SEGRETO DELLA CONFESSIONE DALL'ATTACCO DEI DEMOCRATICI di Luca Volontè Che i Democratici americani fossero contrari alla libertà religiosa e accaniti avversari dei fedeli e della Chiesa cattolica è stato ampiamente provato dalle politiche promosse negli Stati Uniti sotto l’amministrazione del "cattolico fluido" Joe Biden. L’ennesimo salto di qualità, una volta perse le elezioni dello scorso anno e con tutta la nuova amministrazione Trump dedita a tutelare la libertà religiosa e di culto nel Paese, lo abbiamo visto nello Stato di Washington. Qui, il mese scorso, è stata approvata la legge che impone ai sacerdoti cattolici e ortodossi di violare il segreto del confessionale. Venerdì 2 maggio 2025, il governatore dello Stato di Washington, Bob Ferguson, aveva firmato il disegno di legge 5375 del Senato, intitolato "Riguardo al dovere del clero di denunciare abusi e negligenze verso i minori", che prevede l'obbligo per i membri del clero, di tutte le confessioni, di denunciare casi sospetti di abusi sui minori. La nuova legge ribadisce le eccezioni e le clausole di riservatezza per moltissime professioni, ma non per i sacerdoti cattolici e ortodossi (questi ultimi pochissimi nello Stato), che rischiano fino a 364 giorni di carcere e una multa di 5.000 dollari. IL SIGILLO SACRAMENTALE Il segreto della confessione, nella Chiesa cattolica, è inviolabile e chiamato più propriamente "sigillo sacramentale". Il sacerdote non può rivelare in alcun modo ciò che gli viene confidato durante la confessione, pena la scomunica. Questo segreto si estende non solo ai peccati confessati, ma a tutto ciò che il sacerdote viene a sapere riguardo alla vita del penitente nel contesto del sacramento della Penitenza. Perciò i sacerdoti di Washington «sono disposti ad andare in prigione piuttosto che violare il segreto confessionale», aveva affermato il vescovo di Spokane, Thomas Daly, in una dichiarazione in risposta alla nuova legge, assicurando i fedeli della diocesi che «i pastori, vescovi e sacerdoti, sono impegnati a mantenere il segreto della confessione, anche al punto di andare in prigione» e ribadendo l’impegno massimo a difesa dei minori. Negli stessi giorni, domenica 4 maggio, l'arcivescovo di Seattle, Paul Etienne, aveva rilasciato una dichiarazione simile, in cui affermava che lui e altri membri del clero dell'arcidiocesi non avrebbero rispettato la legge, perché «dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini… Il clero cattolico non può violare il segreto confessionale, pena la scomunica dalla Chiesa. Tutti i cattolici devono sapere ed essere certi che le loro confessioni rimangono sacre, sicure, riservate e protette dalla legge della Chiesa», ha affermato l’arcivescovo. Con questa legge, lo Stato di Washington prende di mira la tradizione cattolica, ovvero il sacramento della Riconciliazione, imponendo ai sacerdoti di violare un elemento essenziale del sacramento stesso, la comunicazione confidenziale tra il sacerdote e il penitente, in cui viene offerta l'assoluzione dei peccati. Così lo Stato cerca di estendere il proprio potere sulla Chiesa e la sua dottrina. Allo stesso tempo, però, le leggi dello stesso Stato di Washington garantiscono la riservatezza delle comunicazioni tra un avvocato e un cliente, un medico e un paziente, tra gli stessi coniugi, esentando dal segnalare informazioni sensibili. IL DOPPIO STANDARD Siamo all’ennesimo "doppio standard" che vuole umiliare la libertà dei cristiani. Ebbene, i Democratici hanno dovuto prendere atto che l’aria nel Paese e nell’amministrazione federale è cambiata; infatti, già il 7 maggio, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aveva affermato che il disegno di legge 5375 del Senato dello Stato di Washington «sembra violare il Primo Emendamento» e aveva promesso di indagare sul possibile conflitto con la Costituzione. Il 29 maggio erano stati tutti i vescovi cattolici dello Stato di Washington ad intentare una causa contro la nuova legge, sostenendo che essa viola il libero esercizio della religione protetto dal Primo Emendamento, violando il sacro sigillo della confessione. I leader di varie chiese ortodosse si sono uniti ai vescovi cattolici di Washington nella loro causa contro lo Stato, affermando, nella causa depositata il 16 giugno, che i sacerdoti ortodossi, come quelli cattolici, «hanno lo stretto dovere religioso di mantenere l'assoluta riservatezza» delle informazioni rivelate in confessione. Ieri l’altro, il 23 giugno, l’attesa decisione ufficiale del Dipartimento di Stato federale, che con il procuratore generale aggiunto Harmeet Dhillon ha preso posizione sulla norma. «Le leggi che prendono di mira esplicitamente pratiche religiose come il sacramento della confessione nella Chiesa cattolica non hanno posto nella nostra società. Il disegno di legge 5375 del Senato costringe incostituzionalmente i sacerdoti cattolici a Washington a scegliere tra i loro obblighi verso la Chiesa cattolica e i loro penitenti o affrontare conseguenze penali, trattando al contempo il privilegio sacerdote-penitente in modo diverso rispetto ad altri privilegi consolidati. Il Dipartimento di Giustizia non resterà inerte quando gli Stati attaccheranno il libero esercizio della religione». Una posizione, questa del Dipartimento di Giustizia, che è come una "rivoluzione copernicana" rispetto alle continue persecuzioni contro i cattolici messe in atto dall’amministrazione Biden, il presidente tanto difeso in Vaticano sotto papa Francesco nonostante le sue iniziative apertamente contrarie alla legge naturale e alla dottrina cattolica. Ora, con la discesa in campo del Dipartimento di Giustizia, si accelereranno i tempi davanti alle corti dello Stato di Washington per ottenere una sospensiva della norma; e poi, con l’eventuale giudizio alla Corte Suprema, per dichiararne la palese incostituzionalità.

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8157 [https://www.bastabugie.it/8157] SAVIANO AMMETTE: ''HO SPRECATO LA MIA VITA'' di Paola Belletti «Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita», scriveva con la consueta affilatura di sguardo, prima che di penna, Oriana Fallaci. Potrebbero appoggiarsi alle sue parole anche i due intellettuali(ni) nostrani che hanno di recente confessato o lasciato trasparire il senso di vuoto e amarezza dovuti al sospetto di avere sprecato la propria vita dietro ideali che, forse, non meritavano tanto: Roberto Saviano e Luca Bizzarri. Entrambi sono noti per il sostegno all'ideologia progressista e ai suoi dogmi, anche se non è mai giusto ridurre nessuna persona a ciò che esprime pubblicamente e nemmeno alle cause che decide di sposare. 1) ROBERTO SAVIANO Di Saviano, oltre all'opera meritoria di denuncia del sistema malavitoso che gli sta constando da anni un prezzo molto alto in termini di libertà e vita privata, ricordiamo purtroppo il sostegno all'aborto come dogma - in linguaggio liberal si dice "diritto inalienabile"- e alle altre battaglie comprese nello stesso pacchetto e diventate agenda internazionale, come la distruzione della famiglia naturale (che si ostinano a chiamare tradizionale), la promozione dell'eutanasia e la necessità della liberazione sessuale (ancora? Il 68 è un anno che sembra non passare mai). Di Eluana Englaro, che Saviano non ha mai incontrato di persona, diede una descrizione irrispettosa, crudele e soprattutto falsa; lo fece per sostenere la necessità, tristemente pianificata, di sfruttare il caso per far passare nell'opinione pubblica l'idea che l'eutanasia fosse quanto mai necessaria e, anzi, la nuova frontiera della civiltà dei diritti. Parlava di tubi (nessun tubo, ma anche fosse stato?), di viso scarnificato e piaghe da decubito (nessuna lesione, nessuna magrezza estrema, addirittura la pelle appariva rosea, idratata), di bava alla bocca. Come sono impressionabili e fantasiosi certi maitre a penser: che cosa sarà mai un po' di scialorrea? davvero la dignità della persona si misura nella sua bella cera? nella totale assenza di fragilità? Riguardo alla famiglia che ancora va per la maggiore, almeno questa definizione ce la concederà, si è espresso in maniera ancora più straniante, con un ragionamento per induzione secondo il quale, dato che nelle gerarchie mafiose è considerata una virtù la monogamia, allora la monogamia è un male. Per questo, attenzione al pensiero acrobatico in arrivo, «la sessualità libera dai vincoli, un corpo non assoggettato dalla morsa della convenzione è un atto antimafia. Anzi è l'atto antimafia». Nella recente intervista rilasciata al Corriere, Saviano ha però mostrato una grande sofferenza esistenziale, alimentata dal tragico dubbio di avere speso l'unica vita a sua disposizione per un ideale che non si è rivelato all'altezza. Intrappolato nel personaggio che è diventato, oppresso dalle condizioni di continua allerta in cui deve vivere e che hanno tuttora un contraccolpo sulla sua famiglia e sulle sue relazioni, dichiara: «Ho la sensazione di aver sprecato la mia vita. Vorrei interrompere il lavoro. Ma non ci riesco. Non credevo di pagare così tanto. Certo, pensavo di pagare un prezzo, ma non così a lungo». Crisi di panico, pensieri suicidari e sofferenza profonda. Di certo una condizione drammatica che fa appello all'umanità altrui e che non può che suscitare sincera compassione. Nessun "te l'avevo detto", caro Roberto. Solo l'amara eppure felice constatazione che persino il tuo cuore è fatto per l'Infinito, per quel Dio che non è solo parte del corredo mafioso (anzi, quello ne è un terribile abuso), il solo capace di saziare la sete che arde nella gola di tutti, ad essere onesti. 2) LUCA BIZZARRI E la stessa amarezza, sebbene più velata, sfugge dalle dichiarazioni che l'attore, autore e comico Luca Bizzarri ha consegnato a sua volta in un'intervista allo stesso giornale: «Dal punto di vista umano sono un fallimento. Non ho figli, non ho una compagna, non ho una famiglia. Ho solo il mio lavoro. Questo mi avvantaggia moltissimo...». Lo avvantaggia, ma lo lascia solo, attaccato in modo ossessiva alla sola cosa che ha ottenuto la sua dedizione, il lavoro. Si percepisce quasi un tono di superiorità, come la solitudine dell'eroe che ha sacrificato cose umane, troppo umane, per dedicarsi a un ideale. Ideale che però non si sta mostrando all'altezza delle promesse che sembrava portare con sé. Saviano e Bizzarri sono entrambi in un'età di bilanci (45 e 53 anni) e forse questo pesa sulle loro considerazioni e potrebbe pure essere un'occasione per confessare a sé stessi prima che a un giornalista che si sono sbagliati, che spendersi per ciò che non costruisce la propria umanità la distrugge, che sostenere ideologie mortifere non può che portare delusione e amarezza, che difendere una libertà sganciata dal vero bene non lascia che vuoto. A che serve spendere le proprie energie per il lavoro se il lavoro stesso non ha un ideale che lo trascende? A che serve parlare di autodeterminazione e diritti vari se, fragili come siamo, potremmo trovarci tutti, Saviano e Bizzarri compresi, deboli, non autosufficienti e bisognosi di qualcuno che si prenda cura di noi? Sì, forse avete ragione, dunque, avete sbagliato tanto, ma non è una brutta notizia: errore e fallimento possono non essere l'ultima parola sulla vostra esistenza. C'è Qualcuno in agguato fino all'ultimo istante, smanioso di farvi scoprire quanto vale ogni vita, anche la vostra, al di là di ogni successo o ricchezza accumulati.

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8137 [https://www.bastabugie.it/8137] COVID, PASSERELLA DI REGIME CHE SI AUTOCELEBRA E PREMIA BURIONI di Paolo Gulisano Provate a pensare a un medico che offende pesantemente i colleghi, che deride i pazienti, che passa più tempo sui social che in corsia, ambulatorio o laboratorio. Un medico di tal genere dovrebbe essere severamente richiamato all'osservanza del codice deontologico, a un'etica fondata sul rispetto. Invece accade che tale medico riceva un importante riconoscimento pubblico da parte del Capo di uno Stato. Sembra inverosimile, mentre purtroppo è quello che accade in Italia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato, al Quirinale, le medaglie al "Merito della salute pubblica" e ai "Benemeriti della salute pubblica" a una lista di personaggi, che viene aperta proprio da Roberto Burioni, il virologo del san Raffaele che attraverso i microfoni sempre generosamente offertigli da Fabio Fazio, divenne la prima virostar dell'epidemia, caratterizzandosi per uno stile aggressivo, irridente, arrogante, che doveva anche purtroppo fare scuola, risultando uno stile di comportamento che venne adottato da tanti medici e infermieri che si sentivano in diritto di insultare i pazienti e i colleghi con un pensiero diverso sulla narrazione pandemica cui veniva rifiutato ogni tipo di dialogo e di confronto. Il divulgatore di Stato Burioni non è stato certo l'unico a ricevere l'onorificenza da Mattarella, ma certamente questa scelta ha un forte significato. E' il "metodo Burioni" che viene premiato, il metodo dell'offesa, del turpiloquio, della chiusura al dibattito scientifico. Oltre al pesarese, sono stati una sessantina coloro che hanno ricevuto un riconoscimento, professionisti di vari ambiti della sanità, ma circa un terzo di essi hanno avuto a che fare col Covid, e non tanto per le cure, ma per il sostegno pubblico dato alla campagna vaccinale e alla divulgazione della narrazione ufficiale. Un riconoscimento hanno ricevuto coloro che erano addetti alla "logistica" della gestione pandemica: la medaglia d'oro "al merito della sanità pubblica" è stata ad esempio conferita al professor Ciro Aprea, un ingegnere che è stato il responsabile del mantenimento della "catena del freddo dei vaccini" anti virus. Una "catena del freddo" che sembrava inizialmente una delle principali caratteristiche dei salvifici supersieri, anche se ben presto i vaccini vennero fatti anche sulle spiagge assolate. E dal momento che nella narrazione di Stato la pandemia era vista come una guerra (prove tecniche di militarizzazione del pensiero), non potevano mancare i riconoscimenti ai portatori di divisa. Al generale Francesco Figliuolo è stata riconosciuta la medaglia d'oro "ai benemeriti della salute pubblica" per come ha lavorato "al fine di fronteggiare la complessa fase emergenziale dovuta alla pandemia, nonché per aver portato l'Italia ai primi posti a livello mondiale per la risposta vaccinale all'emergenza pandemica". Così il generale si è ritrovato una nuova mostrina da aggiungere alla collezione, sempre ostentata sui media, da far invidia al Maresciallo Montgomery. Stesso riconoscimento al generale di divisone Girolamo Petrachi e al maggiore generale Tommaso Petroni, che facevano parte della Struttura commissariale per l'emergenza pandemica. Il maggiore generale Michele Tirico ha avuto lo stesso riconoscimento per aver diretto la task force militare che ha dato manforte ai colleghi del servizio sanitario nazionale "impegnati nelle aree più duramente colpite dalla pandemia". Queste scelte, e relative motivazioni, fatte da Mattarella, sembrano una volta di più ribadire agli occhi dell'opinione pubblica che il Covid era un nemico contro il quale si è combattuto e vinto, anche se con danni collaterali non trascurabili, grazie ad un'arma formidabile, il vaccino. Con tanto di medaglie finali agli "eroici" combattenti. Questa è la versione ufficiale che deve passare alla storia, ma è una versione falsa, e non potrà esserci in futuro una autentica e auspicabile riconciliazione nazionale, e doverosa soprattutto verso le vittime e i familiari dei morti e danneggiati a causa dei vari protocolli e delle scelte strategiche operate, se non emergerà tutta la verità. La commissione di inchiesta non dovrà farsi condizionare dalla passerella svolta al Quirinale, e anche i medagliati dovranno rispondere del loro operato. Infine, c'è un mancato riconoscimento alla memoria che dà molta amarezza e tristezza: quello al professor De Donno, eroe autentico e dimenticato. Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Il vaccino ha ucciso, ma nessuno ha "sparato": tutti assolti" parla racconta la storia di Camilla Canepa, morta per il vaccino, come ha riconosciuto il processo, ma incredibilmente lo stesso processo si è concluso con l'assoluzione perché i medici "non sono responsabili". Nessun colpevole, nemmeno il governo, gli enti di controllo e le case farmaceutiche. E vissero tutti felici e contenti, tranne chi è morto e i suoi familiari. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 aprile 2025: Non c'era da illudersi che il processo per la morte di Camilla Canepa avvenuta il 10 giugno 2021 a seguito della vaccinazione anti covid con Astrazeneca, potesse scrivere una nuova pagina di giustizia applicata al dramma dei danneggiati da vaccino. Col proscioglimento da parte del Gip di Genova, perché «il fatto non sussiste», i cinque medici che erano stati indagati vengono assolti, ma non perché non sia stato il vaccino ad uccidere la giovane 18enne inoculatasi nel corso di un open day nella sua città, Sestri Levante, il 25 maggio. Semplicemente non è da imputare a quei medici, che si trovarono ad affrontare le conseguenze della Vitt (la trombocitopenia da vaccino) la morte della giovane. Che è da imputare unicamente al vaccino. Lo si comprenderà meglio con le motivazioni della sentenza che usciranno tra 90 giorni, ma è praticamente certo che il giudice confermerà che ad uccidere la giovane sia stato il vaccino, come del resto la stessa Procura di Genova aveva appurato, ma non è colpa dei medici che l'hanno poi curata, se non è stata riconosciuta in tempo la Vitt. «All'epoca non si sapeva», si dirà facilmente. Che è un altro modo per dire che anche questa volta non è colpa di nessuno. E fa pensare che neppure su questo caso, che pure è stato il più eclatante e mediatizzato, non sia stato concesso dal giudice alcuno spazio di dibattito nell'aula di giustizia. I medici hanno avuto gioco facile, effettivamente, nel difendersi dicendo che all'epoca non c'era nessun protocollo di intervento per una conseguenza simile dopo la vaccinazione. E questo nonostante già dal 9 aprile precedente fosse nota, perché pubblicata sul prestigioso New England Journal of Medicine, la conseguenza post vaccino della trombocitopenia. La Vitt, infatti, era stata scoperta solo pochi mesi prima dall'equipe del professor Andreas Greinacher dell'Università tedesca di Grefswald con uno studio pubblicato il 9 aprile 2021 sul The New England journal of medicine: lo studio dimostrò che la vaccinazione con i vaccini a vettore virale come quello della casa di Oxford poteva provocare rari casi di trombocitopenia trombotica. Ma quasi nessuno ne parlò. Della conferenza stampa del professor Greinacher si parlò a mala pena anche in Italia (uno dei pochi giornali che vi partecipò fu il Fatto Quotidiano) mentre l'approccio degli altri giornali fu di sostanziale rassicurazione. «Il 22 aprile, ad esempio - così scrivevamo nel 2024 -, il Corriere Salute fece un servizio molto documentato per parlare delle trombosi, ma sempre con il noto approccio "da pompiere" che caratterizzava la produzione giornalistica dell'epoca. Si dava conto della ricerca di Greiswald con dovizia di particolari, ma con il controbilanciamento di posizioni come quella del professor Giuseppe Remuzzi volte a rassicurare: studiare e capire, ma le probabilità sono basse, la campagna vaccinale non deve fermarsi». Con queste premesse, a cui si aggiunge la totale assenza di circolari ministeriali o di Asl su quello che la scienza stava scoprendo, è stato inevitabile che i medici non siano stati riconosciuti colpevoli, del resto l'approccio dei medici a seguito delle reazioni avverse gravi da vaccino è sempre stato di sostanziale disinteresse e ostilità: quanti danneggiati hanno raccontato di accessi al pronto soccorso a vuoto, con il ritorno a casa solo con prescrizioni di ansiolitici? A parlare di quegli studi, che evidenziavano criticità, erano pochi e coraggiosi medici e giornalisti, però tenuti confinati nella ridotta ignominiosa del complottismo no vax, mai considerati dai media e dalle istituzioni. Inutile stupirsi adesso che nessuno sapesse, perché è proprio così: nessuno sapeva, ma tutti erano immersi nel rumore di fondo di una narrazione che doveva dire che andava tutto bene e che il vaccino non creava nessun tipo di problema. Chi oggi prova a negarlo mente ed è moralmente responsabile di queste morti, perché anche il silenzio uccide. Ecco perché la tragica vicenda processuale di Camilla, non poteva che avere questo esito più che scontato, che certifica che il vaccino ha ucciso, ma pazienza: nessuno dovrà pagare perché nessuno è responsabile. Del resto, la vicenda Canepa si è conclusa esattamente come la vicenda di Stefano Paternò, il militare di Marina che morì a seguito dello stesso vaccino: il Tribunale di Catania mise nero su bianco in sentenza che la sua morte fu da ricondurre ad una sindrome da distress respiratorio acuto a seguito del vaccino anti covid, ma

VIDEO: I Reale si raccontano ➜ https://www.youtube.com/watch?v=jVdJz3B7htY [https://www.youtube.com/watch?v=jVdJz3B7htY] TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8117 [https://www.bastabugie.it/8117] HO UCCISO QUEL RAGAZZO PERICOLOSO (CHE ERO IO!) di Fabio Piemonte Dio salva anche attraverso la musica e allora la musica diviene strumento fecondo per testimoniare il suo Amore misericordioso. Così è stato per Alessandro Gallo, 44 anni, cantautore dei Reale, che ha dato alle stampe Io non c'entro niente (Effatà 2024, pp. 288) nel quale ripercorre la sua avventura esistenziale. «Ho ucciso un ragazzo. È successo venticinque anni fa e ci ho messo parecchio. Era affascinante, ma dannatamente pericoloso. Un paio di volte è quasi riuscito a togliermi la vita. Quel ragazzo ero io, e se ogni tanto puoi pregare davanti a una lapide con sopra la tua foto, allora ti rendi conto che hai una storia da raccontare», scrivi nel tuo libro. Alessandro, cosa vuoi raccontarci e condividere di quel ragazzo che eri e sulle cui macerie hai poi cominciato a ricostruire la tua vita? «Uscendo dalla comunità Cenacolo, madre Elvira mi ha detto: "Mi raccomando, vai nel mondo ad aumentare la luce e non le tenebre, perché le tenebre il mondo le conosce già". Senza addentrarmi troppo nelle tenebre di un ragazzo che si è perso nella droga, nell'alcol, nella ricerca del successo, tutto quello che ho fatto l'ho fatto per cercare la felicità. Vengo da una famiglia non disagiata, ma da genitori cattolici che mi hanno fatto fare tutto quanto c'era di bene nella Padova degli anni '80, ossia scout, catechismo, Acr, fino ad averne una nausea totale perché mi sembrava che oltre la siepe dell'oratorio fosse tutto più divertente. Ho collegato così la religione a un enorme 'no' e la ricerca ossessionata della felicità mi ha fatto girare le spalle a tutti i valori; solo che appena giri le spalle al bene ti si spalanca l'autostrada del male. Ho cercato la felicità nelle cose che mi sembravano più facili e raggiungibili ma, sbattendo la faccia nella droga, nell'alcol, nel divertimento, nel sesso, poi rimani solo. Io sono stato un ragazzino inquieto, leggermente iperattivo, un po' sopra le righe. Mi è sempre piaciuta l'arte, la musica ma, nella ricerca spasmodica del successo, ho trasformato anche il mio talento in una gabbia di male. Distruggendo ogni rapporto, perché niente era all'altezza delle mie aspettative - una ragazza, una band, un concorso non bastavano -, bruciavo qualsiasi esperienza, fino a fare un incidente gravissimo che è stato una sveglia incredibile che mi ha fatto render conto di esser solo e di aver bisogno d'aiuto. In quel momento la luce, Dio è arrivato mediante la mano tesa gratuita della comunità Cenacolo». Nella comunità Cenacolo di Saluzzo muore l'uomo vecchio e rinasce il nuovo Alessandro anche grazie a suor Elvira. Nel libro scrivi che ella «vedeva dentro, vedeva oltre, vedeva il nostro cuore meglio di noi, sapeva i nostri doni prima di noi. L'amore vero, la preghiera concreta e la relazione continua con noi hanno reso i suoi sensi lucidi al punto da amare la nostra anima oltre le schifezze con cui arrivavamo in comunità. Ci amava come ama Dio. Ci vedeva come ci vede Dio». Chi è dunque madre Elvira per te? «Era la libertà con le gambe. Erano due occhi che, senza dire una parola, ti sapevano muovere le viscere. Una trasparenza, una verità assoluta, che ha saputo lasciarsi guardare dallo Spirito fino a sparire nella fiducia alla Provvidenza. È stata gli abbracci, la mano, gli occhi, ma anche le sberle di Dio, per farmi riprendere in mano la mia vita. Lo è stata e lo è ancora oggi per migliaia di ragazzi favorendo un incontro molto concreto con Dio». Così hai «ricominciato da zero attraversando la porta del cielo», come recita una tua canzone. «Madre Elvira ha esercitato un fascino incredibile sulla mia sete di felicità. I suoi occhi raccontavano una libertà che non avevo mai incontrato in nessuno. Paradossalmente ero scappato dalle suore alle elementari e questa fame di orizzonte nuovo l'ho trovata proprio in una suora che stava dando la sua vita per me in quel momento. Per quanto gli orari della Comunità fossero scanditi dalla preghiera, sono stato affascinato dal modo in cui la fede non rimaneva nelle preghiere ma si calava nella relazione, aiutandoci a incarnare il Vangelo nella quotidianità. Ho scoperto che il mio cuore ribelle aveva bisogno di una vera 'ribellione', quella del Vangelo, di Cristo che ha sconvolto e continua a sovvertire i piani di tutti. Questa è stata la terapia più grande che ha aiutato le mie abitudini a guarire. La dipendenza fisica dalle sostanze è l'ultimo dei problemi; la cosa più difficile è cambiare la tua attitudine al bene e aver davvero voglia di essere persone buone, migliori, utili al mondo. Ciò è avvenuto attraverso le relazioni, il lavoro, la riscoperta dei talenti. Madre Elvira ha visto prima di me i miei doni, ha cominciato a farmi scrivere canzoni per i momenti liturgici e le feste delle comunità e di lì ho visto la mia relazione con Dio crescere anche nella musica che vedevo nascere da me». Nella comunità Cenacolo incontri anche Francesca che poi diventerà tua moglie, la madre dei tuoi due figli - Samuele e Gioia - e la voce, insieme a te, dei Reale. Di lei scrivi: «Si è fidata del "noi" anche quando non si fidava di me. Si è fidata di Dio anche quando io non mi fidavo più. Si è fidata quando ha dovuto lavorare per tutti e due mentre io provavo a fare il musicista vero». «È stato un dono incontrare l'amore della mia vita nella comunità e fare con lei un percorso simile, per cui oggi ci capiamo al volo. Ci siamo conosciuti nel coro della comunità e abbiamo vissuto un fidanzamento lungo, temprato nel fuoco, una nuova verginità alla luce di un cammino di fede insieme a persone che ci hanno voluto e ci vogliono bene. È bello vedere come da due rami secchi il Signore abbia saputo far germogliare delle foglioline visibili nei nostri figli e invisibili in quanto cerchiamo di seminare attraverso la nostra missione». Da 'Re Ale' - in cui protagonista è il tuo ego da cantautore, a Reale, dove l'evocazione è piuttosto alla concretezza della realtà nelle cui pieghe riconoscere i segni della presenza di Dio. Hai deciso che avresti fatto il cantante dopo aver visto il Live at Wembley dei Queen, ma coniugare rock e Vangelo attraverso la Christian Music non è una sfida un po' azzardata? «In verità la Christian Music come etichetta comincia a starmi un po' stretta. Di fatto ogni artista parla di ciò che ritiene importante, dall'amore, alla politica, alla natura. Per me è importante Dio; che ogni uomo trovi nel cammino di fede quella pace interiore per poter essere utile al mondo e costruire un mondo di pace. Per me la preghiera è importante, quindi la metto in musica. Forse ogni tanto è urlata, ma almeno urliamo cose sane rispetto alle schifezze gridate o dette anche in modo raffinato che passano per radio oggi». A quale canzone sei più legato? «"Ogni mia scelta" perché è una canzone molto semplice che tocca solo due corde della chitarra. Però lo Spirito ha ispirato una melodia unita a parole sempre attuali: "Affido a Te, eterno Padre, ogni mia scelta, decisione, ogni mia idea". Ogni uomo sulla terra fa i conti periodicamente con questo dover ricominciare». Il vostro tour ha fatto recentemente tappa anche a New York «per dire a tutti che esiste il vero Re», come scrivi in un tuo pezzo. Nel 2015 avete partecipato all'Happening degli oratori con papa Francesco. Quale la più grande soddisfazione sul piano professionale finora raggiunta e quali i progetti futuri sui palchi del mondo per raccontare ai giovani in musica le meraviglie di Dio? «L'Asking for faith tour nel 2023, il nostro primo tour mondiale, ci ha portati a Fortaleza davanti a 200.000 persone e a Lisbona davanti a un milione e mezzo di persone, toccando anche altre città come Londra, New York, Norimberga, Medjugorje. Soprattutto in Brasile ho fatto duetti con cantanti molto famosi. Ora saremo coinvolti negli eventi del Giubileo degli adolescenti e dei giovani, rispettivamente il 26 aprile e il 3 agosto a Tor Vergata. Stiamo lavorando alla seconda edizione dell'Asking for faith tour nel 2026, nel quale speriamo di poter arrivare anche in Africa e Asia». Ogni mattina prendi una boccata d'ossigeno davanti al Santissimo Sacramento, che definisci «una finestra che fa corrente tra il paradiso e la terra». Quanto è importante la vita spirituale per i Reale? «È fondamentale. Certo ognuno è libero di vivere il proprio cammino di fede nell'intensità che vuole; c'è anche chi fra di noi si tiene stretti i suoi dubbi. Recitiamo il Rosario insieme ogni due settimane; ci incontriamo spesso e in ogni riunione c'è un momento di preghiera. Sul piano personale non potrei vivere senza la mezz'ora di adorazione eucaristica giornaliera. La vita spirituale è il nostro tarlo e la nostra salvezza; senza non ci sarebbe la profondità e non avremmo neanche cose da dire».

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8079 [https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8079] L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE CINESE FA TREMARE L'AMERICA di Stefano Magni Liang Wenfeng, giovane imprenditore cinese, pareva solo un sognatore sempre spettinato e dall'aspetto trascurato. Nessuno lo aveva preso sul serio, finché non ha lanciato sul mercato DeepSeek, la risposta cinese a Chat GPT, un programma di intelligenza artificiale (IA) generativa più potente dell'originale americano, ma molto più economico. E nei mercati è iniziato il panico, come dimostra il crollo dei titoli delle società legate all'IA, a partire da Nvidia, il 27 gennaio. «Abbiamo sempre visto l'intelligenza artificiale come qualcosa che arriva dall'Occidente», ha dichiarato Liang. «Ma perché dobbiamo essere solo fruitori e non protagonisti?». Il suo approccio mira a rivoluzionare la competizione fra Cina e Occidente: «La maggior parte delle aziende cinesi copia e adatta, noi vogliamo creare. Per troppo tempo, l'innovazione è stata vista come un lusso. Ma oggi la Cina ha le risorse per investire in ricerca di base». Amato dal Partito (almeno per ora), molto autarchico (ha assunto solo cinesi nella sua impresa), Liang ha però confezionato un prodotto che non è dissimile dalle altre copie cinesi di prodotti inventati in Occidente. Possono essere migliori o peggiori, costare meno, ma non si tratta di un cambio di paradigma, solo di una versione aggiornata di un'invenzione americana. STUPEFACENTE Quel che fa tremare le aziende statunitensi all'avanguardia è semmai il costo e il tipo di sviluppo. Nel 2021, Liang Wenfeng ha iniziato la sua impresa acquistando unità di elaborazione grafica Nvidia per addestrare la sua chatbot a rispondere a ogni domanda. I suoi stessi soci non gli credevano. Per elaborare un programma così sofisticato, finora, sono occorse risorse ingenti che solo Open AI, Google, Meta, Amazon ed X si sono potuti permettere. La nascita di DeepSeek è la dimostrazione che anche una startup può farcela, con materiali facilmente reperibili sul mercato e a circa il 4% dei costi. L'altra sfida è il tipo di sviluppo: mentre i colossi statunitensi tengono gelosamente per sé le versioni più avanzate dei loro programmi generativi, Liang Wenfeng ha reso subito open-source i suoi. Come sia stato possibile un tale risparmio di tempo e denaro è ancora oggetto di studio. Non ha funzionato la strategia di Biden, protezionista, che consisteva nel limitare e controllare la vendita di chip alla Cina. Non è stata efficace, sia perché Liang Wenfeng ha iniziato a lavorare al suo progetto (acquistando le unità da Nvidia) prima dell'inizio delle sanzioni, sia perché ha in parte aggirato il problema della mancanza di velocità di calcolo dei suoi chip, con un metodo di addestramento più innovativo e razionale. L'analista Lennart Heim, della Rand Corporation, lo spiega così al Wall Street Journal: «Immaginate le prime versioni di ChatGPT come un bibliotecario che ha letto tutti i libri della biblioteca. Quando gli viene posta una domanda, fornisce una risposta basata sui molti libri che ha letto (...) DeepSeek ha adottato un altro approccio. Il suo bibliotecario non ha letto tutti i libri, ma è addestrato a cercare il libro giusto per trovare la risposta dopo che gli è stata posta una domanda». Una tecnica di ricerca diversa, dunque, che permette di risparmiare sulla velocità dei chip e sull'energia consumata. LA PRIMA DECISIONE DI TRUMP: PIÙ LIBERTÀ AGLI SVILUPPATORI Come risponderanno adesso gli Usa? La prima decisione di Trump, nel campo dell'Intelligenza Artificiale è stata quella di rimuovere controlli e restrizioni imposti da un ordine esecutivo dell'amministrazione Biden. In base a quell'ordine, le aziende che sviluppano modelli di IA che pongono un "serio rischio" per la sicurezza nazionale, la sicurezza economica o la salute e la sicurezza pubblica avrebbero dovuto informare le autorità di regolamentazione quando addestrano i loro modelli e condividere i risultati dei test di sicurezza. Trump sta invece iniziando a dare più libertà agli sviluppatori: un approccio molto più rischioso, ma anche molto più orientato allo sviluppo. Se finora la Cina era rimasta indietro nella competizione sull'IA è infatti a causa della sua struttura troppo dirigista, rigida e controllata dal Partito Comunista che impone vincoli ideologici. La creatività individuale, alla base del successo di Liang Wenfeng, è comune in America, ma in Cina è l'eccezione. E il controllo del Partito tuttora pesa sullo sviluppo della nuova DeepSeek: chi scrive ha provato a chiederle cosa sia successo il 4 giugno 1989 a Tienanmen e la risposta, prevedibile, è stata «Scusa, ciò va oltre il mio scopo. Parliamo di qualcos'altro». (In compenso, la nuova chatbot cinese conosce molto bene La Nuova Bussola Quotidiana e, alla domanda su cosa sia, ha dato una risposta impeccabile. La Cina è vicina...). Nota di BastaBugie: Daniele Ciacci nell'articolo seguente dal titolo "Ucraina, banco di prova per l'intelligenza artificiale militare" parla della guerra in Ucraina, primo conflitto nell'era dell'IA. Sia i russi che gli occidentali stanno sviluppando sistemi sempre più autonomi. Ma così la guerra è sempre meno umana. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 gennaio 2025: La guerra in Ucraina sta catalizzando una rivoluzione tecnologica nell'industria bellica globale, portando a una rapida innovazione nei sistemi di armamento sia sul fronte russo che su quello occidentale. Mentre l'aeronautica militare russa sta migliorando le proprie capacità attraverso avanzati sistemi di difesa aerea e nuovi impieghi dei suoi jet da combattimento, gli Stati Uniti e i loro alleati stanno implementando intelligenze artificiali nei droni per trasformare la guerra in un'attività per procura. Questa competizione tecnologica rappresenta non solo un cambio di paradigma, ma anche una pericolosa accelerazione dell'escalation militare. L'aeronautica militare russa è stata coinvolta in numerose innovazioni tecnologiche, come dimostrato dall'adozione del sistema S-500 Prometheus, un'avanzata tecnologia di difesa aerea progettata per neutralizzare minacce come missili ipersonici e aerei stealth. Il primo reggimento S-500 è stato schierato per difendere il ponte che collega la Crimea alla Russia, un'infrastruttura strategica vitale. Parallelamente, i piloti russi continuano a utilizzare caccia come il Su-27 Flanker, pur aggiornati per affrontare le nuove armi occidentali impiegate in Ucraina. L'integrazione di radar potenziati, contromisure elettroniche e missili avanzati riflette uno sforzo costante di Mosca per mantenere la superiorità aerea in un teatro di guerra sempre più complesso. Questi sviluppi mostrano come la Russia stia evolvendo le proprie capacità belliche per adattarsi a un ambiente caratterizzato dalla crescente potenza delle armi occidentali. Sul fronte occidentale, gli Stati Uniti stanno utilizzando l'Ucraina come laboratorio per testare sistemi di droni dotati di intelligenza artificiale. Secondo un articolo pubblicato su Lawfare, la sperimentazione di droni autonomi sta avanzando con velocità, con tecnologie che permettono alle macchine di identificare e colpire obiettivi in autonomia o in sciami coordinati. Questo sviluppo, sebbene efficace in battaglia, solleva interrogativi etici significativi sull'autonomia decisionale delle macchine in ambito bellico. Un report dell'Atlantic Council sottolinea come l'Ucraina rappresenti un banco di prova essenziale per i droni intelligenti, con progetti come lo sviluppo di missili guidati da AI e sistemi anti-drone progettati per affrontare sciami nemici. La combinazione di queste tecnologie potrebbe ridefinire completamente il modo in cui i conflitti vengono combattuti, rendendo l'intervento umano diretto sempre meno necessario. La guerra in Ucraina ha fatto da acceleratore a una rapida evoluzione dell'industria militare. Entrambe le parti del conflitto, così come i loro alleati, stanno impiegando risorse ingenti per sviluppare sistemi sempre più sofisticati. La Russia, ad esempio, punta non solo al potenziamento dei sistemi di difesa, ma anche all'innovazione nella robotica militare e nell'integrazione AI nei suoi sistemi terrestri. Allo stesso modo, l'Occidente si muove nella stessa direzione, con un forte impegno per superare i limiti attuali delle tecnologie belliche e aumentare l'efficacia delle proprie forze sul campo. Questo fenomeno evidenzia una realtà preoccupante: i conflitti moderni sono sempre più tecnologici e meno umani. Se da un lato ciò può ridurre il numero di vittime tra i soldati, dall'altro contribuisce a una spirale di armamenti sempre più letali e disumanizzanti. L'escalation tecnologica nel contesto bellico non è priva di conseguenze. L'uso di sistemi autonomi basati su intelligenza artificiale e di armi sempre più avanzate pone questioni etiche di fondamentale importanza. Chi decide il grado di autonomia concesso a un drone in battaglia? Quali sono le responsabilità quando una macchina causa vittime civili? Inoltre, la rapidità con cui vengono adottate nuove tecnologie belliche rischia di alimentare una corsa agli armamenti senza precedenti, in cui le nazioni rivali cercano di superarsi a vicenda sviluppando sistemi sempre più sofisticati. Questa dinamica potrebbe sfociare in conflitti più devastanti, compromettendo ulteriormente la stabilità globale. Mentre la Russia rafforza il proprio arsenale aereo e difensivo, l'Occidente sperimenta droni intelligenti e altre tecnologie dirompenti. Questa accelerazione tecnologica, sebbene strategicamente ri

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