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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8143 [https://www.bastabugie.it/8143] FINE DI UN PONTIFICATO ALL'INSEGNA DEL CAMBIO DI PARADIGMA In dodici anni Papa Francesco ha spinto la Chiesa alla secolarizzazione e ha ridotto la figura papale a una voce fra le tante nel dibattito sull'attualità di Luisella Scrosati Il pontificato del primo papa gesuita della storia è giunto al tramonto: la preghiera di tutto il popolo cristiano offrirà il suffragio per l'anima del pontefice defunto durante i tradizionali novendiali. Dal tardo pomeriggio di quel 13 marzo 2013, quando Francesco si affacciò sulla piazza gremita salutando tutti con un semplice "buonasera", sono ormai passati oltre dodici anni. Anni in cui il "cambio di paradigma" partì con l'acceleratore al massimo, ma anche con il freno a mano tirato, data la presenza di un Benedetto XVI silenzioso, ma vigile. Questo gioco di forze opposte lo si comprese molto bene durante il Sinodo sulla Famiglia, che partorì la nota esortazione post-sinodale Amoris Lætitia, nella quale quanti volevano introdurre evidenti elementi di rottura dovettero accontentarsi di dirottarli nelle note. Poi vennero i Dubia di quattro cardinali - Caffarra, Burke, Brandmüller, Meisner - che mai ottennero risposta, segno che il papa voleva andare avanti per la sua strada, senza rendere ragione del suo operato, nemmeno a quanti, in ragione della nomina cardinalizia, sono più strettamente uniti al papa nel governo della Chiesa universale. La linea iniziale fu comunque il tentativo disperato di mostrare una presunta "continuità" tra il papa tedesco e quello argentino, che portò alla figuraccia del caso di mons. Dario Edoardo Viganò, costretto a manipolare la risposta di Benedetto XVI alla richiesta di un testo di endorsement alla teologia di papa Francesco, presentata in una collezione di undici piccoli volumi editi dalla Libreria Editrice Vaticana. Poi fu il turno del Sinodo sull'Amazzonia, con il tentativo chiarissimo di rendere facoltativo il celibato sacerdotale, naufragato per la tempestiva pubblicazione del libro Dal profondo del nostro cuore, da parte di Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah; quindi, le encicliche sociali Laudato si' e Fratelli tutti, un fardello che non sarà facile smaltire, divergenti su molti punti dall'insegnamento della dottrina sociale cattolica. Un nuovo Sinodo sulla sinodalità andava a sigillare la "conversione sinodale" della Chiesa, con posizioni di apertura su temi caldi come le benedizioni di coppie dello stesso sesso, il diaconato femminile, l'esercizio dell'autorità nella Chiesa; aspetti che provocarono una nuova serie di Dubia da parte di cinque cardinali - Burke, Brandmüller, Sarah, Zen, Sandoval. Il 2021 fu l'anno di Traditionis custodes, che cancellava con un colpo di spugna l'altro motu proprio di papa Benedetto, Summorum Pontificum, e palesava una cecità piena di livore nei confronti di cellule vive della Chiesa e del rito più diffuso, fino ad una manciata di anni prima, e tra i più longevi della Chiesa latina. Fu un colpo al cuore per tanti cattolici, frequentanti o meno il Rito antico, ma anche per lo stesso Ratzinger, che a questa faticosa e indispensabile riconciliazione interna della Chiesa aveva dedicato la sua vita. LA DISSOLUZIONE INTERNA DEL CATTOLICESIMO Con la morte di Ratzinger si ebbe il tracollo: congedato il cardinale Ladaria, la nomina di Fernández al Dicastero per la Dottrina della Fede diede un'ulteriore accelerazione alla dissoluzione interna del cattolicesimo, che raggiunse una crisi con pochi precedenti nella pubblicazione della dichiarazione Fiducia supplicans. Questa e altre le nomine di uomini del tutto privi del senso della Chiesa, ampiamente ideologizzati e caratterizzati fin nelle midolla da quella che papa Benedetto aveva battezzato come «l'ermeneutica della rottura». E, in non pochi casi, anche da una condotta morale che si rivelerà tutt'altro che integra. Come se non bastasse, ad uscire a pezzi, da questi anni di pontificato, è la figura stessa del papa. Dalla prima "timida" intervista a Eugenio Scalfari, prese avvio un pontificato che si è svolto sulla piazza mediatica, assecondandone i canoni e le aspettative, fino al mediatico sigillo di un pontificato, che si è chiuso con le ultime due apparizioni pubbliche di Francesco, se si eccettuano le fugaci e "mute" comparse in carrozzina di questi ultimi giorni, rispettivamente alla trasmissione di Fabio Fazio e al Festival di Sanremo. Intelligenti pauca. Il successore dell'Apostolo Pietro, che esiste per confermare con la sua parola franca e ponderata la fede dei fratelli, è divenuto onnipresente sui mezzi di comunicazione: interviste "ufficiali" rilasciate in aereo al ritorno dai viaggi apostolici ed altre meno ufficiali, apparizioni abituali in programmi televisivi, docufilm e perfino messaggi su Tik Tok. La salvezza eterna, la vita morale e sacramentale, la persona di Gesù Cristo buttati sulla pubblica piazza con espressioni approssimative, insegnamenti incompleti, affermazioni fuorvianti. Come quando papa Francesco si inventò che «tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio», senza ulteriori precisazioni, vanificando con queste poche parole la verità che solo in Gesù Cristo c'è la salvezza. IL PAPA NON DEVE PROCLAMARE LE PROPRIE IDEE Questa "onnipresenza" mediatica ha comportato l'inevitabile conseguenza di ogni sovraesposizione: la parola del papa è divenuta una tra le tante, forse un po' più autorevole in ragione della sua anzianità e del suo prestigio morale, ma nulla più. Quello che il pubblico legge o ascolta non è più considerato come la parola del successore di Pietro, che fa risuonare ancora oggi la forza della parola del Signore, ma il parere di un uomo che si mescola alla cacofonia di tante altre voci. Se il papa non parla più per insegnare la verità di Gesù Cristo, ma per esprimersi a braccio sui più svariati temi del momento, allora agli occhi degli uomini il senso dell'ufficio che Dio gli ha affidato al momento della sua accettazione si stempera fino a nascondersi dietro al semplice uomo che tale ufficio ricopre. Il papa «non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo». Così Benedetto XVI nell'omelia di insediamento sulla Cathedra romana: Francesco ha fatto esattamente il contrario. Il giusto cordoglio per la morte del papa non deve ipocritamente cancellare questa amara realtà. Per il bene della Chiesa. La Chiesa, con questa sovraesposizione mediatica di Francesco, è ora forse percepita come più vicina all'uomo di oggi? La verità, drammatica, è un'altra e bisogna avere il coraggio di riconoscerla: ad aver raggiunto l'uomo moderno non è «la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità» (1Tm 3, 15), ma quella immagine della Chiesa che rimane dopo il "lifting" dei criteri massmediatici, più simile ad una modesta organizzazione spirituale ed umanitaria, utile al sistema di moda fintanto che essa gli sia docilmente funzionale. Il pontificato di Francesco, che ha fatto della denuncia della mondanità il suo cavallo di battaglia, ha di fatto impresso un'accelerazione senza precedenti all'autosecolarizzazione della Chiesa. Preghiamo che il nuovo pontefice abbia la forza della verità per un deciso cambio di rotta.

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8114 [https://www.bastabugie.it/8114] L'INCONTRO CON CRISTO, UNO SGUARDO FULMINANTE di Don Stefano Bimbi La giornata della Bussola della Toscana del 2024 ha avuto il suo momento più emozionante nella testimonianza dell'attore Pietro Sarubbi. Il suo intervento ha saputo intrecciare risate, scatenate dalle sue battute, e momenti di commozione, con frasi spezzate da un nodo alla gola. L'attore ha iniziato il suo percorso artistico lavorando in teatro. Nel 1980 arrivano i primi contratti Rai per Portobello, Fantastico e numerosi film tv. Debutta nel cabaret con Zelig e dal 1985 partecipa a film-tv, fiction e sit-com di successo tra cui Casa Vianello e Camera Cafè. La presenza fissa al Maurizio Costanzo Show gli dà una certa notorietà. Poi la svolta grazie alla sua interpretazione di Barabba nel film di Mel Gibson "La Passione di Cristo". Sarubbi ha raccontato il suo incontro con il regista, durante il quale scoprì che il suo personaggio non pronunciava nessuna battuta. Egli, che fino ad allora aveva pensato solo alla gloria e al profitto, non voleva accettare quella parte, perché avrebbe significato un basso guadagno, infatti più un personaggio parla, maggiore è il guadagno dell'attore. Sarubbi quindi continuava a ripetere a Gibson di fargli dire qualche battuta o, in alternativa, di interpretare un altro personaggio, magari San Pietro. Gibson tentò di convincerlo spiegandogli l'importanza di Barabba, che in aramaico significa "figlio del padre", una traccia del suo essere figura messianica, una sorta di alter ego di Gesù, Figlio del Padre del cielo. Sarubbi non capiva perché Mel Gibson stava lì ad insistere per convincerlo. A lui, che era un attore secondario, il regista disse che aveva bisogno della sua vera rabbia per il "suo" Barabba. Questo personaggio era discendente del capo degli zeloti e si era ormai abbruttito a causa del male fatto e della prigionia: in pratica era diventato come una bestia. E come tale non parlava più, ma esprimeva tutto con grida ed espressioni facciali minacciose. Alla fine Sarubbi si convinse ad interpretare Barabba. Iniziarono le riprese, durante le quali Mel Gibson non permetteva a nessun attore di incontrare Jim Cavizel che interpretava Gesù. Mel Gibson voleva infatti che il primo incontro che gli attori avevano con Gesù fosse autentico. Questo per catturare il primo sguardo e la reazione che suscitava il vedere concretamente Gesù. Il regista infatti ha realizzato il film ponendo molta attenzione agli sguardi, come del resto il vangelo racconta usando molte volte il verbo "vedere", "guardare". Peniamo a tutti gli sguardi che si vedono nel film: quelli tra Gesù e sua Madre, lo sguardo di Gesù che si posa su San Pietro, ecc. Sarubbi ha quindi fatto vedere una scena della flagellazione in cui Gesù, stremato dalle frustate dei romani, incontra lo sguardo di sua Madre. Questo gli da la forza di rialzarsi e sopportare una fustigazione ancora più crudele. Dopo diverse riprese arriva il momento fatidico dell'incontro tra Barabba e Gesù. La scena della liberazione di Barabba, provata più volte da solo, adesso si svolge alla presenza degli altri attori. Mentre Barabba scende le scale che lo porteranno verso la libertà si volta a guardare per un attimo Gesù. In quell'attimo, l'attore ha una fulminazione. In quello sguardo di Gesù, Sarubbi si perde e rimane a fissarlo per un lungo interminabile minuto e tutto il set si ferma. Nessuno se la sente di dire niente. Sconvolto, quella sera non esce con gli altri attori come sempre alla fine delle riprese ma se ne va a casa, in uno stato febbrile. Non riesce a dormire e ha paura di restare al buio perché sente ancora quegli occhi addosso e sono occhi pieni di amore. Non capisce cosa gli stia succedendo, non capisce come possa un solo sguardo, tra l'altro nel contesto di finzione del set cinematografico, essere così sconvolgente, così vero. Dopo mesi con questa domanda e con lo sguardo di Gesù fisso nella mente, incontra un sacerdote che gli regala l'enciclica "Deus Caritas Est". Sfogliandola in treno incontra la frase "il Signore sempre di nuovo ci viene incontro attraverso lo sguardo di uomini, con cui egli traspare" e capisce improvvisamente tutto: quella frase è la risposta alla sua domanda di senso. Inizia un cammino di conversione che lo porterà a sposarsi con la donna con la quale conviveva e dalla quale stava per avere il quarto figlio. Perché decide di sposarsi? Perché ormai è diventato fondamentale per lui il rapporto con l'Eucarestia a cui però non può accedere perché in situazione irregolare di matrimonio. Ma lui vuole essere degno di ricevere Gesù e per questo inizia a mettere a posto la sua vita. A questo punto sente il desiderio di raccontare quello che gli è successo a quelli che incontra, ma questo gli costerà la carriera cinematografica.Al termine dell'intervento il direttore della Bussola, Riccardo Cascioli, ha consegnato all'attore il premio "Viva Maria" non solo per il suo talento artistico, ma soprattutto per il coraggio di testimoniare la fede nonostante le difficoltà che questo ha significato. La Giornata della Bussola si è rivelata un evento di grande spessore culturale e spirituale, capace di unire riflessione scientifica, analisi economica e testimonianze di fede, confermando ancora una volta l'importanza di conferenze in presenza del pubblico. Infatti internet offre la possibilità di accedere a qualunque ora e gratuitamente a un numero quasi infinito di conferenze su tutto lo scibile umano da parte di relatori per tutti i gusti. Potrebbe quindi sembrare superata l'esigenza di ritrovarsi in un luogo per fruire di esperienze che possono essere fatte tranquillamente on line senza lo sforzo del viaggio. Giornate come quella vissuta a Staggia Senese dimostrano esattamente il contrario, e cioè che nulla può sostituire il vivere una esperienza in presenza, poiché così si possono cogliere le sfumature che non si vedono nel video, il prima e il dopo della conferenza, il parlare direttamente con il conferenziere una volta sceso dal palco, visitare gli stand dei libri, e per finire, instaurare nuove amicizie con gli altri partecipanti all'evento o magari salutare chi già si conosce e non si aveva altra occasione di incontrare. Anche il momento del pranzo ha aiutato i partecipanti a vivere un'esperienza di convivialità e conoscenza degna dello sforzo fatto per essere presenti. I partecipanti hanno espresso grande soddisfazione sia perché arricchiti da nuove conoscenze, sia per essere stati ricaricati da una forte motivazione di fede. Allo stand della Bussola molti hanno testimoniato di leggere da anni il sito e grazie a questo di avere un punto sicuro a cui appoggiarsi per una corretta informazione. Per alcuni è stata poi l'occasione per abbonarsi alla Bussola Mensile, la rivista cartacea che da un anno ha affiancato il sito della Bussola Quotidiana. Diversi sono stati i lettori della rivista che hanno espresso la gratitudine per questo evento che ha permesso loro di incontrare di persona il direttore e alcuni membri della redazione. L'appuntamento con la Giornata della Bussola della Toscana è per il primo sabato di giugno del 2025.

VIDEO: VIDEO: trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=7EjtwKFTsW0 [https://www.youtube.com/watch?v=7EjtwKFTsW0] TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8085 [https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8085] UN EROE SCONOSCIUTO, UN FILM SU FEDE, FIDUCIA E FAMIGLIA di Don Stefano Bimbi Un eroe sconosciuto (titolo originale Unsung Hero) è un film del 2024 che racconta la vera storia della famiglia australiana Smallbone. Gli eventi narrati commuovono fino alle lacrime e invitano a guardare al di là delle inevitabili difficoltà della vita con fiducia e speranza, rimboccandosi le maniche nelle difficoltà, ma confidando in Dio quando le forze vengono meno. Il capofamiglia David Smallbone è un manager discografico specializzato nella promozione di artisti di musica cristiana. Gestisce tour e concerti per vari artisti, tra cui la cantautrice Amy Grant. Tuttavia, a causa di difficoltà finanziarie e della recessione economica in Australia, la sua attività subisce un tracollo e perde molti soldi trovandosi costretto a vendere la casa per pagare i debiti. A questo punto David decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti in cerca di nuove opportunità. La moglie Helen non è d'accordo in quanto si tratta di sradicare i figli dal tessuto sociale in cui sono ben inseriti ed inoltre è in attesa del settimo figlio, ma decide di ubbidire al marito seguendo il suo progetto di ripartenza. Avendo con sé soltanto i loro figli, le sedici valigie (in aereo se ne potevano portare due a persona) e l'amore per la musica, gli Smallbone affrontano la sfida di ricostruire la loro vita a Nashville, nello Stato del Tennessee. Un eroe sconosciuto offre una riflessione autentica sull'importanza della famiglia, del sostegno reciproco e della fiducia in Dio. I coniugi si sono sposati a venti anni ed hanno accettato con generosità e riconoscenza i figli che Dio voleva donare loro, come promettono gli sposi nel giorno del matrimonio. Uno degli elementi centrali è il ruolo della famiglia nel sostegno reciproco dei suoi membri e nella crescita e nella formazione dei figli. Per questo il padre del protagonista dice al figlio che «la famiglia non ti ostacolerà, ma sarà il tuo sostegno». Inoltre attraverso le sfide che affrontano, i genitori dimostrano che l'unità familiare educa i figli con l'esempio concreto di fede in Dio. Negli Stati Uniti i genitori passano all'istruzione parentale per educare alla luce dei principi cristiani i loro figli. LA MIA VITA È UN'AVVENTURA All'arrivo nella nuova casa gli Smallbone scoprono che non ci sono mobili: niente tavoli, sedie, armadi, letti. I figli chiedono: «Mamma, che cosa facciamo? dove dormiamo?». Invece di disperare, Helen affronta la situazione con ottimismo e con il sorriso. Presto sono pronti i giacigli per la notte, costituiti dalle lenzuola riempite dai vestiti a mo' di materassi. Poco prima di addormentarsi un figlio chiede: «Ehi mamma, quando potremo dormire su letti veri?». Lei risponde prontamente: «Beh, avete tutta la vita per dormire su letti veri... ma è così noioso. Pensateci... cowboy, astronauti, cavalieri in armature luccicanti, non hanno bisogno di letti veri perché loro dormono su quello che capita e si ripetono: "Non so che cosa succederà domani perché la mia vita è un'avventura". Per noi è lo stesso... è un'emozionante avventura... insieme!». Il giorno dopo il padre, dopo l'ennesimo tentativo di trovare lavoro andato a vuoto, rientra a casa sfiduciato e trova il resto della famiglia, mamma inclusa, a giocare in soggiorno. Un figlio esclama: «Papà è fantastico, si può giocare a cricket in casa!». Come si vede il personaggio di Helen, moglie e madre, emerge con particolare intensità. La sua dedizione nel seguire il marito, sostenendolo nei momenti di fallimento e difficoltà, non è solo una dimostrazione d'amore, ma anche un esempio di sacrificio e forza. Helen incarna il ruolo di una moglie che crede nel coniuge, pur sapendo che le sfide richiederanno sforzo e coraggio. Non rivendica parità di diritti, ma si sottomette volontariamente alla decisione del marito di cambiare casa, amici e nazione. Seguire il marito risulterà vincente per mantenere unita la famiglia. Si può fare a questo proposito un confronto con il bellissimo film The Song. In questa trasposizione in chiave moderna della storia di Salomone, il protagonista è un cantante famoso, ma sua moglie decide di non seguirlo nei suoi tour e resta a casa con il loro figlio. Questo però è all'origine dei tradimenti del protagonista il quale si sente abbandonato dalla moglie e non ha la forza di resistere alla tentazione. In Un eroe sconosciuto invece la moglie segue il marito e soffre con lui delusioni, fatiche e privazioni, sostenendolo nel momento più basso della vita quando resta a letto senza motivazioni. LA PRESENZA DI DIO NELLA QUOTIDIANITÀ Il film ruota attorno a una fede incrollabile in Dio, che non è mai dipinta come astratta o lontana, ma come una presenza viva e concreta nella quotidianità. I genitori invitano i figli a scrivere su dei foglietti le loro richieste a Dio e ad attaccarli alla parete sotto la scritta "Per favore". Quando poi le richieste sono state esaudite, il foglietto va staccato e posizionato sotto il cartello "Grazie". Divertente quando un figlio piccolo chiede a Dio che i prodotti da acquistare siano più economici. Grande è lo stupore quando dei buoni sconto trovati dal fratello maggiore consentono di ridurre i prezzi alla cassa. Tornato a casa il bambino che aveva scritto il biglietto lo sposta tra i ringraziamenti a Dio. L'insegnamento che se ne ricava è che a Dio si può chiedere ciò di cui abbiamo bisogno, ma vanno anche riconosciuti i suoi doni nelle piccole cose della quotidianità. Questo invita lo spettatore a riflettere sul valore della gratitudine a Dio e sull'importanza di affidarsi a Colui che rende tutto bello al tempo opportuno ben evidenziata dalla colonna sonora del film con l'inizio della canzone You make everything beautiful (Tu rendi bella ogni cosa): «Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di conoscerne la differenza». Come abbiamo detto, il film racconta una storia vera. La figlia più grande diventa famosa con il nome d'arte Rebecca St. James, cantante e attrice cristiana evangelica. Nella sua carriera canora di christian music ha espresso apertamente la sua fede in Cristo, attraverso la sua musica e i suoi libri. Ad esempio ha sostenuto l'importanza della castità prematrimoniale ben espressa nella canzone del 2007 Wait for me. I due fratellini che fanno da coro a Rebecca diventeranno il duo canoro For King & Country. Inoltre nel film Joel, uno dei figli del capofamiglia, interpreta suo padre David firmando anche la regia del film. In una toccante scena l'ultimogenita viene consegnata alla madre subito dopo il parto da una infermiera interpretata proprio dalla bambina appena nata ormai adulta. Rebecca, la figlia cantante, compare in una scena dell'aereo come assistente di volo. Come in tutta la loro vita, gli Smallbone hanno collaborato ciascuno a vario titolo alla realizzazione di questo film che solo nel finale rivela chi sia l'eroe sconosciuto a cui allude il titolo. Nel doppiaggio italiano i protagonisti dichiarano alla dogana di essere cattolici, ma nella realtà la famiglia è protestante. Questo non toglie che un cattolico possa trarre buoni insegnamenti da questo film visto che parla della fede in Gesù, della bellezza della famiglia numerosa, dell'affidamento alla Provvidenza, della sottomissione della moglie al marito: tutti principi tratti dalla Parola di Dio e quindi validi per tutti i cristiani. Il film si conclude con un appello urgente: «Se volete cambiare il mondo, andate a casa e amate la vostra famiglia».

VIDEO: Trailer della 4° serie ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5AymiygL740&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC VIDEO: Colonna sonora ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Cy480M8H9i0&list=PLolpIV2TSebVH8I9Ay8AuB6ZwUgdiRb1T TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8053 THE CHOSEN, LA SERIE IMPERFETTA MA POTENTE di Don Stefano Bimbi Fin dalle origini del cinema, la vita di Gesù ha ispirato molti film, di cui il capolavoro assoluto resterà sempre La Passione di Cristo di Mel Gibson. Ma cinque anni fa è accaduto qualcosa di nuovo. Nel vasto panorama delle serie televisive poche hanno suscitato l'entusiasmo e la devozione del pubblico come The Chosen. Questa serie, creata, scritta e diretta da Dallas Jenkins, ha rapidamente catturato l'attenzione di milioni di spettatori in tutto il mondo, diventando un fenomeno globale. La prima stagione è uscita in America nel 2019, mentre in Italia è arrivata nel 2021. The Chosen esplora non solo la vita di Cristo, ma anche quella dei suoi discepoli, portando in primo piano le sfumature e le emozioni di chi ha vissuto da vicino la straordinaria vicenda del Figlio di Dio. Un elemento distintivo di questa serie è quella di essere stata finanziata direttamente dal pubblico. Per questo The Chosen è visibile gratuitamente tramite un'app del cellulare oppure sul computer o in altre piattaforme. Da ottobre-novembre 2024 è disponibile la quarta stagione doppiata in italiano. Il progetto prevede un totale di sette stagioni. The Chosen ha ricevuto sia critiche spietate che elogi sperticati. Alcuni dichiarano di aver visto solo alcune puntate e di non aver intenzione di guardarne altre. Ci sono invece spettatori che non si perdono nessuna puntata, incluse quelle speciali e i video di approfondimento. Cosa pensare di fronte a interpretazioni e giudizi così opposti? Diciamo subito che The Chosen è un buon prodotto, ma non è esente da difetti, a volte anche importanti. Non bisogna dimenticare che questa serie, nonostante l'attore che interpreta Gesù sia cattolico, è fatta principalmente da protestanti. La casa di produzione Angel Studios, la stessa che ha distribuito il film Sound of Freedom, ha legami con la chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (mormoni). Non ci si può attendere un prodotto interamente cattolico come è stato per La Passione di Cristo prodotta dal cattolico Mel Gibson. C'è chi si lamenta del fatto che Gesù sia rappresentato come stupidotto, sempre pronto a scherzare e giocare, ma questa critica è ingiusta. Sebbene ci siano scene in cui appare con i suoi apostoli a scherzare nel mare o a fare un gioco in cerchio, questo non è in contrasto con la serietà con cui affronta le sfide vere della vita. A volte scherza o fa battute, ma sempre al momento giusto e mai fuori contesto. Del resto, non rideva e faceva scherzi, addirittura a sua madre, anche il Gesù di Mel Gibson? Prima della missione pubblica, mentre lavorava alla costruzione di un tavolo per clienti facoltosi, non è forse vero che rideva della sua mamma, la Madonna, che non riusciva a stare a sedere su una sedia immaginaria? E non l'ha schizzata con l'acqua con cui lei gli aveva fatto lavare le mani? Se permettiamo di ridere e scherzare al Gesù del capolavoro di Mel Gibson, perché non accettarlo per The Chosen? SCENE INVENTATE Altro punto difficile da digerire per alcuni è l'inserimento di scene inventate di sana pianta dal regista. Questa è una questione molto delicata in quanto va valutato se questi inserimenti arricchiscono o impoveriscono la trama, se sono coerenti con i personaggi e la storia oppure tendono a distorcerla. Anche nella Passione di Mel Gibson ci sono diverse scene ispirate agli scritti della beata Anna Katharina Emmerick. E di nuovo, se abbiamo concesso a Mel Gibson di inserire scene aggiuntive rispetto al vangelo perché non potrebbe farlo il regista di The Chosen? Per quanto riguarda i singoli personaggi, le aggiunte alla trama servono per caratterizzare quella persona o per spiegarne l'origine e il modo di pensare. Ad esempio, Simone, lo zelota, entra in scena con la preparazione di un attacco terroristico a dei romani. Così lo spettatore fa la conoscenza della setta degli zeloti che difendeva ferocemente i precetti della legge mosaica, così come anche lo stile di vita ebraico e il nazionalismo israelita. Quando Simone incontra Gesù, capisce che deve gettare il pugnale e cambiare vita. Di Maria Maddalena si sa dal vangelo che era stata posseduta da sette demoni e The Chosen mostra la liberazione dovuta a un intervento in incognito di Gesù. Questa aggiunta può piacere o non piacere, ma serve a Nicodemo per avvicinarsi al Signore e a interrogarlo di notte in un dialogo molto interessante. Meno indovinata appare la storia inventata della moglie di Pietro che attende un bambino da suo marito. La gravidanza finirà con la perdita del figlio, i litigi nella coppia e la momentanea perdita di fede di Pietro che sarà di fronte allo "scandalo" di un Gesù che fa miracoli a tanti, inclusa la suocera di Pietro, ma non ha salvato suo figlio. Altre invenzioni permettono di calarsi nella vita e nella mentalità dei personaggi minori. Ad esempio l'emorroissa che conduce una vita difficile, fatta di esclusione dalla vita sociale, ripudiata perfino dai genitori, e che sopravvive lavando i panni agli altri. Avendo perso ogni speranza, fa vivere allo spettatore tutta la sua disperazione. Ma quando riesce a toccare il lembo del mantello a Gesù, nonostante la grande folla, sperimenta l'intervento potente del Figlio di Dio che gli rivela che non è stato il mantello, ma la fede in Lui a salvarla. Gesù la chiama "figlia", proprio lei che non era più chiamata così nemmeno dai suoi genitori. Ancora una volta assistiamo a una scena di grande impatto emotivo che non si può dimenticare e a cui si penserà ogni volta che ascolteremo quel brano del vangelo. Detto questo va anche riconosciuto a The Chosen che, a parte le storie inventate, negli episodi in cui invece i fatti sono narrati secondo il vangelo i dialoghi sono letterali, cioè vengono pronunciate le frasi esatte del testo biblico. Questo è molto bello e rimarrà impresso nella memoria degli spettatori. THE CHOSEN MIGLIORA DI STAGIONE IN STAGIONE La serie The Chosen ha inoltre una caratteristica particolare e sorprendente, per certi versi invertita rispetto alle normali serie che andando avanti diventano ripetitive e noiose o scendono di livello. Invece The Chosen migliora di stagione in stagione. I primi otto episodi non sono i migliori, con alcune scene che potevano benissimo essere omesse come quella di Gesù che parla in campagna con dei bambini. La seconda stagione è già migliore con scene molto belle come la chiamata di Matteo il pubblicano, ma con cadute di stile, tipo Gesù che con lo stesso Matteo prepara il discorso della montagna, come se dovesse trovare le frasi ad effetto per fare colpo sul pubblico che verrà a sentirlo. Tra l'altro gli apostoli diffondono volantini nelle strade del paese, come se fosse già stata inventata la stampa. La terza stagione già raggiunge un buon livello, ma la migliore è senz'altro la quarta dove alcuni episodi saranno ricordati a lungo. Ad esempio la storia dell'amicizia tra Gesù e i tre fratelli Marta, Maria e Lazzaro. Marta tutta presa dalle faccende, mentre Maria è ai piedi di Gesù per non perdere nemmeno una parola: questo episodio è reso molto bene. Anche la risurrezione di Lazzaro fa entrare nell'episodio con grande impatto emotivo, ma quando Maria arriva a cospargere i piedi di Gesù con il prezioso nardo si raggiunge un apice narrativo. Visto il grande miracolo di aver risuscitato il loro fratello, alla sera Marta e Maria si interrogano sul modo di dimostrare la loro riconoscenza a Gesù. Maria dice: "Vorrei che ci fosse un modo per ripagarlo". La sorella risponde: "Cosa si può donare a una persona che risuscita i morti? Di che mai potrebbe aver bisogno?". "Di sicuro non ha bisogno di niente... Forse è proprio questo il punto" conclude Maria. Il giorno dopo va a prendere dei sacchetti di denaro dal tesoro di famiglia e si reca in un negozio di profumi dove una ragazza orientale le mostra la merce in vendita. Maria chiede se c'è un profumo più prezioso di quelli in vendita e, per farselo mostrare, deve tirare fuori un sacchetto con trenta denari in modo da dimostrare di poterselo permettere. Dopo qualche titubanza, la titolare del negozio le porta un prezioso vaso di alabastro che contiene il costosissimo profumo. Alla fine Maria vuole comprare l'intero contenitore e dopo la resistenza della commerciante riesce a farselo dare per l'enorme cifra riportata dal vangelo: trecento denari, la paga di un anno. All'esterrefatta ragazza Maria conclude sarcastica che adesso può tenere chiuso il negozio per un anno avendo fatto il guadagno di una stagione intera. Prima di vedere questa scena quante persone leggendo il vangelo avevano riflettuto sul grande valore del profumo di nardo e quindi del grande amore espresso da Maria con quel gesto? CONCLUSIONI: VA VISTA, MA CON CAUTELA In conclusione possiamo chiederci che uso fare di questa serie su Gesù. Innanzitutto si può vederla senza problemi anche se, ovviamente, bisogna integrare la visione degli episodi con la lettura, l'approfondimento e la meditazione del vangelo. Si può far vedere ai figli? I sacerdoti e i catechisti possono promuoverne la visione in parrocchia? In entrambi i casi c'è necessità di un accompagnamento dei genitori in casa e dei catechisti e dei sacerdoti in pa

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=556 [https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=556] RECENSIONE DELL'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ESORCISTI A differenza di altri film del genere, basati su aspetti spettacolari, qui si pone l'accento sulla mente demoniaca che ha come fine ultimo il soffocamento della speranza e della verità Per conoscere i cinema dove poter vedere il film Nefarius (21 e 22 gennaio 2025), clicca qui! Il film Nefarious, diretto da Cary Solomon e Chuck Konzelman, è ispirato al libro A Nefarious Plot dell'autore Steve Deace, cristiano evangelico, nel quale vengono affrontati temi come la corruzione politica, la manipolazione dei media, la perdita dei valori morali e l'erosione delle libertà individuali. Entrambi i registi, noti per un altro famoso titolo Unplanned (2019), considerano questo il loro miglior lavoro fino a oggi. [...] Da notare la presenza, come attore, di un vero sacerdote, padre Darren Merlino, che ha anche provveduto alla guida "teologica" della narrazione. A un criminale, in attesa di esecuzione capitale, viene concessa una sospensione all'ultimo secondo per effetto di una decisione giudiziaria, che si concretizza nella visita, da parte di uno psichiatra, per esaminare ulteriormente il suo status. Il dottore scopre che si tratta di una possessione demoniaca alla quale egli inizialmente non crede, poiché ateo. Il demonio racconta, dal suo punto di vista, le modalità con cui opera per la devastazione della creazione. Attraverso la visione della pellicola si induce il pubblico a riflettere circa realtà preternaturali, i demoni, e la loro nefasta azione sull'intero genere umano: oltre a una battaglia culturale siamo realmente coinvolti in uno scontro spirituale. L'obiettivo del film è informare della realtà nella quale il bene e il male si combattono e che in questa lotta è veramente operante il demonio come essere personale. Non si tratta di una storia dai contenuti provocatori, osceni o con volgarità. Vengono addirittura utilizzate le visioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824). Gesù utilizzava il linguaggio parabolico perché attraverso la narrazione di "storie" era più facile e immediato veicolare le informazioni relative al suo messaggio. Analogamente in questa produzione il fine è quello di presentare, in un modo molto intelligente e cinematografico alcune verità di fede: l'esistenza del demonio e le sue tattiche. Drammaticamente, attraverso le affermazioni dello psichiatra, la società si presenta emancipata riguardo alla possibile e terribile realtà della dimensione demoniaca, alla luce di un falso progresso, che viene stigmatizzato dalle battute ironiche del demonio che parla attraverso il posseduto. A differenza di altri film di questo genere, dove vengono sottolineati gli aspetti più spettacolari, come la levitazione, il tono gutturale, la forza straordinaria, in questo film si pone l'accento sulla mente demoniaca, sul suo intelletto, che ha come ultimo fine il soffocamento della speranza e della verità: è interessante notare che la quasi totalità del film ruota attorno al dialogo tra i due principali protagonisti (il condannato-indemoniato e il medico) e nonostante, quindi, le scene siano ridotte (nella quasi totalità del film) al solo parlatorio del carcere, i dialoghi riescono, nella loro originalità, a tenere alta l'attenzione dello spettatore. In questo modo, seppur caratterizzato dal limite del linguaggio cinematografico, risulta essere un film che pone seri interrogavi allo spettatore e offre spunti di riflessione sul tema del mondo demoniaco e sulla sua azione nel mondo umano. Va fatto un grande plauso all'attore che interpreta il criminale in attesa di esecuzione perché riesce a rappresentare molto realisticamente i momenti in cui il carcerato parla liberamente e i momenti in cui il demonio si sostituisce a lui, proprio come gli esorcisti hanno modo di assistere durante i momenti in cui il demonio si manifesta nei veri posseduti. In conclusione, il film offre, considerato nel suo insieme, contenuti accettabili e condivisibili. Non è un trattato di teologia e nemmeno un catechismo sulla demonologia, tuttavia, la sua visione può essere molto utile per una seria iniziale riflessione sull'argomento che, certamente, andrebbe poi approfondita nelle sedi opportune.
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