
Learn Italian with LearnAmo - Impariamo l'italiano insieme!
Podkast av Graziana Filomeno - italiano online
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Capire l’italiano dei giornali può sembrare difficile all’inizio, ma è anche un modo fantastico per migliorare davvero la tua conoscenza della lingua. Il linguaggio giornalistico unisce precisione, formalità e chiarezza, creando uno stile unico e molto usato nei media italiani. Imparare a leggere e comprendere questo tipo di italiano non serve solo a capire i quotidiani: significa anche entrare nel mondo della comunicazione reale, quella che ogni giorno informa, forma e influenza milioni di persone in Italia. I Termini Fondamentali Per Comprendere I Giornali e i Telegiornali Italiani La Struttura del Giornale: Elementi Fondamentali Ogni giornale italiano è organizzato secondo una struttura precisa che riflette l'importanza e la tipologia delle notizie. La testata è il nome del giornale, spesso accompagnato da un sottotitolo che ne specifica l'orientamento o la periodicità. Ad esempio, "La Gazzetta dello Sport" o "Il Corriere della Sera" sono testate che immediatamente identificano il tipo di pubblicazione e la sua storia. La prima pagina è il biglietto da visita del giornale, dove vengono presentate le notizie più importanti della giornata. Qui troviamo il titolo di apertura, quello che occupa la posizione più prestigiosa, seguito dai titoli di spalla che accompagnano altre notizie rilevanti. L'editoriale esprime l'opinione ufficiale del giornale e del suo direttore su questioni di attualità, mentre il sommario guida il lettore attraverso i contenuti delle pagine interne. La cronaca rappresenta il cuore informativo del giornale, divisa tradizionalmente in cronaca locale, nazionale e internazionale. Ogni sezione ha le sue specificità linguistiche e tematiche, creando un mosaico informativo che rispecchia la complessità del mondo contemporaneo. La redazione è il luogo fisico e concettuale dove i giornalisti lavorano per trasformare i fatti in notizie, seguendo regole professionali e deontologiche precise. La Costruzione della Notizia: Titoli e Contenuti Il titolo di una notizia è molto più di una semplice etichetta: è un'arte che combina sintesi, chiarezza e capacità di attirare l'attenzione. Un buon titolo giornalistico deve essere informativo, accattivante e rispettoso della verità. Spesso è accompagnato da un sottotitolo che fornisce dettagli aggiuntivi o contestualizza meglio l'informazione principale. Prendiamo alcuni esempi concreti: "Governo approva nuovo decreto" (titolo base), "Governo approva nuovo decreto anti-Covid: restrizioni fino a marzo" (titolo con sottotitolo esplicativo), "Stretta del governo: nuovo decreto anti-Covid" (titolo più giornalistico con metafora). Ogni versione trasmette la stessa informazione ma con sfumature diverse che riflettono lo stile del giornale e il target di lettori. Il lead (termine anglofono ormai entrato nell'uso italiano) o attacco è il primo paragrafo dell'articolo, quello che deve contenere le informazioni essenziali rispondendo alle famose "5 W": Who (chi), What (cosa), When (quando), Where (dove), Why (perché). Un buon lead deve catturare immediatamente l'attenzione e fornire il quadro completo della notizia in poche righe. Tipologie di Articoli e Generi Giornalistici Il panorama giornalistico italiano offre una ricca varietà di generi, ognuno con le sue caratteristiche linguistiche e stilistiche. L'articolo classico di cronaca segue uno schema preciso: titolo, lead, corpo del testo con informazioni in ordine decrescente di importanza. Questo schema, chiamato "piramide rovesciata", permette al lettore di avere subito le informazioni principali, anche se legge solo i primi paragrafi. Il reportage è un genere più narrativo e approfondito, spesso frutto di inchieste giornalistiche che richiedono tempo e ricerche accurate. Un esempio famoso è il reportage sui migranti che attraversano il Mediterraneo, dove il giornalista non si limita a riportare i fatti, ma racconta storie umane, descrive ambienti e situazioni,

L'Italia e il Sudamerica sono separati da migliaia di chilometri di oceano, eppure condividono sorprendenti similitudini culturali che vanno ben oltre la comune origine latina. Attraverso un'analisi comparativa delle abitudini quotidiane, scopriamo come questi due mondi così distanti geograficamente siano in realtà incredibilmente vicini nel modo di vivere, esprimersi e relazionarsi. 5 Abitudini Bizzarre che Italiani e Sudamericani Condividono Il Linguaggio delle Mani: Quando i Gesti Parlano Una delle caratteristiche più evidenti della comunicazione italiana è l'uso intensivo della gestualità. Gli italiani accompagnano ogni frase con movimenti delle mani che amplificano, completano e talvolta sostituiscono completamente le parole. Questa tendenza trova un sorprendente parallelo in molti paesi sudamericani, dove la comunicazione non verbale assume un'importanza fondamentale. Per gli studenti stranieri è essenziale comprendere che alcuni gesti sono universali tra Italia e Sudamerica, mentre altri possono avere significati completamente diversi. Il classico gesto della mano aperta con le dita unite che si muove su e giù significa "cosa vuoi?" sia in Italia che in Perù, mentre il cerchio formato da indice e pollice indica "perfetto" in entrambe le culture. Tuttavia, bisogna prestare attenzione alle differenze culturali: il gesto della mano sotto il mento spinta in avanti significa "non me ne frega niente" in Italia, ma "persona furba o truffatrice" in molti paesi sudamericani. Per un apprendente italiano, osservare e praticare la gestualità è fondamentale quanto imparare la grammatica, poiché un italiano che parla senza muovere le mani appare innaturale e robotico. Il Sacro Culto del Caffè: Tradizioni e Rituali Il caffè rappresenta molto più di una semplice bevanda sia in Italia che in Sudamerica: è un rituale sociale, un momento di pausa obbligatorio e un vero e proprio codice comportamentale. Gli italiani hanno sviluppato regole ferree riguardo al consumo del caffè che possono sembrare incomprensibili agli stranieri ma che sono sacrosante per chi vuole integrarsi nella cultura italiana. La regola fondamentale è che il cappuccino si beve esclusivamente a colazione, mai dopo le 11 del mattino e assolutamente mai dopo i pasti. Ordinare un cappuccino dopo pranzo o cena identifica immediatamente uno straniero e può causare sguardi perplessi nei bar italiani. L'espresso, invece, si consuma in piedi al bancone, velocemente, spesso accompagnato da una conversazione rapida con il barista o altri clienti. In Sudamerica, paesi come il Perù, la Colombia e il Brasile hanno sviluppato culture del caffè altrettanto sofisticate. Il "café pasado" peruviano, filtrato goccia dopo goccia, richiede tempo e pazienza, trasformando la preparazione in un momento meditativo. Anche qui il caffè diventa pretesto per socializzare e creare legami. Entrambe le culture considerano il "caffè americano" (quello lungo e diluito) una sorta di sacrilegio culinario. Per italiani e sudamericani, il caffè deve essere forte, aromatico e servito in piccole quantità che concentrano tutto il sapore e la caffeina necessari per affrontare la giornata. Vocabolario essenziale per studenti: • Espresso: caffè classico italiano, forte e concentrato• Macchiato: espresso con una goccia di latte• Corretto: espresso con aggiunta di liquore (grappa, sambuca)• Lungo: espresso con più acqua• Ristretto: espresso con meno acqua, più concentrato• Caffè al banco: consumare il caffè in piedi al bancone del bar Scopri di più su Mili e il suo sito per l’apprendimento dello spagnolo: Burbuja del Español. La Dittatura Culinaria delle Nonne: Quando Rifiutare è Impossibile Il ruolo della nonna nella cultura italiana e sudamericana trascende la semplice figura familiare per diventare una vera e propria istituzione sociale. Le nonne italiane e sudamericane condividono un approccio al cibo che va ben oltre la nutrizione: è una dic...

L'italiano è una lingua che non si accontenta di descrivere il mondo: lo accarezza, lo amplifica, lo trasforma attraverso un sistema incredibilmente ricco di suffissi alterativi. Quando un italiano dice "un attimino", "un problemino", "un lavoretto" o "che figuraccia", non sta semplicemente modificando le dimensioni di un oggetto o di un concetto, ma sta esprimendo un intero universo di emozioni, relazioni sociali e atteggiamenti culturali. GIORNATACCIA, PICCOLINO, STIVALETTO: il potere degli alterati nella lingua e nella cultura italiana La grammatica dell'affetto: tipi di alterati Gli alterati italiani si suddividono principalmente in quattro categorie, ognuna con specifiche funzioni comunicative ed emotive che rivelano la straordinaria ricchezza espressiva della nostra lingua: 1. Diminutivi (-ino, -etto, -ello, -uccio) I diminutivi rappresentano la categoria più utilizzata e psicologicamente significativa. Non si limitano a ridurre le dimensioni, ma aggiungono una connotazione di affetto, tenerezza o familiarità. Un "gattino" non è solo un gatto piccolo, è un gatto che suscita tenerezza e protezione. Allo stesso modo, "una casetta" comunica affetto verso l'abitazione, mentre "un librettino" può indicare sia un libro piccolo che un libro considerato con simpatia. 2. Accrescitivi (-one, -ona) Gli accrescitivi aumentano le dimensioni ma veicolano significati complessi. Un "librone" può essere impressionante per la sua mole culturale o ingombrante per la sua pesantezza fisica, a seconda del contesto. "Una donnona" può indicare ammirazione per la presenza fisica o, in certi contesti, una sfumatura critica. La polisemia emotiva è fondamentale: "un omone" generalmente trasmette simpatia e rispetto, mentre "un affarone" può indicare sia un grande affare vantaggioso che una situazione complicata. 3. Vezzeggiativi (-uccio, -otto, -ello) I vezzeggiativi aggiungono una sfumatura di affetto indipendentemente dalla dimensione reale. "Fratelluccio" esprime affetto fraterno, non necessariamente piccole dimensioni fisiche. "Calduccio" non indica solo una temperatura moderatamente calda, ma trasmette una sensazione di comfort e benessere. Questi alterati sono particolarmente frequenti nel linguaggio familiare e creano un'atmosfera di intimità e confidenza. 4. Peggiorativi (-accio, -astro, -onzolo) I peggiorativi aggiungono una connotazione negativa che può variare dall'ironia alla vera disapprovazione. Una "giornataccia" è una giornata decisamente spiacevole, mentre "un poetastro" indica disprezzo per qualcuno che si atteggia a poeta senza talento. "Medicastro" esprime sfiducia verso un medico considerato incompetente. Questi suffissi permettono di esprimere critica e disapprovazione in modo diretto ma stilisticamente elaborato. La psicologia dietro gli alterati: funzioni comunicative e sociali Ciò che rende affascinante questo sistema è la sua funzione psicologica e sociale profonda. Gli italiani usano gli alterati non solo per descrivere, ma per creare relazioni, modulare l'impatto delle comunicazioni e esprimere la propria soggettività emotiva. Ammorbidimento della comunicazione "Posso farti una domandina?" suona meno invadente e più rispettoso di "Posso farti una domanda?". Il diminutivo riduce l'impatto psicologico della richiesta, rendendo l'interlocutore più disponibile ad accoglierla. Similmente, "Ho un problemino" minimizza l'urgenza e l'ansia che potrebbe trasmettere "Ho un problema", permettendo di affrontare la questione con maggiore serenità. Creazione di intimità e confidenza Offrire "un caffettino" è più personale e accogliente che offrire semplicemente "un caffè". Il diminutivo trasforma un'azione ordinaria in un gesto di cura e attenzione, suggerendo che l'ospite è considerato speciale. "Facciamo due chiacchiere" invita a una conversazione rilassata e amichevole, mentre "una chiacchierata" suggerisce maggiore formalità.

Ti porto con me tra i colori, i profumi e i suoni della campagna, lontano dal caos della città. Cammineremo insieme tra i campi e impareremo tante nuove parole ed espressioni legate al mondo della natura in italiano. Se hai voglia di staccare la spina e respirare un po’ di aria buona… questo è quello che fa per te! La Campagna Italiana: Vocabolario Il Linguaggio della Terra: Espressioni Rurali nella Lingua Quotidiana Molte espressioni italiane di uso comune hanno origini agricole che gli studenti stranieri spesso non riconoscono. Quando un italiano dice "Raccogliere quello che si semina", non sta parlando letteralmente di agricoltura, ma utilizzando una metafora contadina per indicare le conseguenze delle proprie azioni. Questa frase riflette la mentalità rurale secondo cui ogni azione ha delle conseguenze dirette e inevitabili, proprio come in agricoltura. L'espressione "Non tutte le ciambelle riescono col buco" deriva dalle tradizioni culinarie rurali e significa che non tutto va sempre come pianificato. Nelle case di campagna, fare il pane e i dolci era un'attività quotidiana complessa, e anche le cuoche più esperte potevano avere insuccessi occasionali. Frasi come "Chi va piano, va sano e va lontano" riflettono la filosofia contadina del lavoro costante e paziente. Nelle campagne, la fretta era considerata nemica della qualità: i contadini sapevano che forzare i tempi naturali portava inevitabilmente a risultati scadenti. Espressioni rurali essenziali per studenti: • "Fare il fieno mentre c'è il sole" - Approfittare del momento giusto• "Essere un cavolo a merenda" - Essere fuori posto• "Avere il pollice verde" - Essere bravi con le piante• "Tagliare i ponti" - Interrompere definitivamente i rapporti• "Seminare zizzania" - Creare discordia• "Mettere il carro davanti ai buoi" - Fare le cose nell'ordine sbagliato I Ritmi Stagionali: Quando la Natura Dettava le Regole La vita in campagna seguiva ritmi stagionali precisi che hanno influenzato profondamente il calendario culturale italiano. Ogni stagione portava con sé attività specifiche, tradizioni culinarie e celebrazioni che ancora oggi caratterizzano la vita italiana. Per gli studenti stranieri, comprendere questi cicli significa capire perché certi cibi sono disponibili solo in determinati periodi e perché alcune feste hanno date specifiche. In primavera, i contadini iniziavano la semina e la preparazione dei campi. Questo periodo era associato alla rinascita e alla speranza, concetti che si riflettono in espressioni come "Aprile dolce dormire" o "Marzo pazzerello". Le famiglie contadine organizzavano la "pulizia di primavera" (pulizie di Pasqua), una tradizione che molte famiglie italiane mantengono ancora oggi. L'estate rappresentava il periodo più intenso, con la raccolta del grano, la mietitura e la preparazione delle conserve per l'inverno. Il detto "D'estate si lavora per l'inverno" riflette questa mentalità di pianificazione a lungo termine tipicamente rurale. Le sagre estive nascevano proprio come celebrazioni dei raccolti abbondanti. L'autunno portava la vendemmia, la raccolta delle olive e la preparazione del vino. Molte tradizioni culinarie italiane, come la preparazione della passata di pomodoro o dei sottaceti, derivano dalla necessità di conservare i prodotti autunnali per i mesi invernali. L'inverno era il periodo del riposo dei campi ma anche dell'intenso lavoro domestico: filatura, tessitura, riparazione degli attrezzi e preparazione per la stagione successiva. Le lunghe serate invernali favorivano il racconto di storie e la trasmissione delle tradizioni orali. Vocabolario stagionale per studenti: • Semina: piantare i semi nei campi• Mietitura: raccolta del grano• Vendemmia: raccolta dell'uva• Trebbiatura: separazione del grano dalla paglia• Potatura: taglio dei rami per favorire la crescita• Aratura: preparazione del terreno con l'aratro

Stai imparando l'italiano e vuoi che il tuo modo di parlare sembri davvero naturale? Allora devi assolutamente evitare quegli errori comuni che tradiscono immediatamente uno straniero. In questo articolo scoprirai i 10 errori più frequenti (+1 bonus) che impediscono a molti stranieri di parlare come dei veri italiani. Una volta che avrai imparato a riconoscerli ed evitarli, il tuo italiano apparirà molto più fluente e autentico! 10 Errori da Evitare per Suonare come i Madrelingua A proposito di errori, in questo articolo ne troverai 10 da evitare per non far arrabbiare una mamma italiana. 1. L'Uso Scorretto di "Bello" e "Quello" Prima dei Sostantivi Uno degli errori più comuni riguarda l'uso di "bello" e "quello" davanti ai sostantivi. Molti studenti dicono erroneamente: ❌ SBAGLIATO: Belli amici Quelli libri ✅ CORRETTO: Begli amici Quei libri La regola fondamentale: "bello" e "quello" usati prima di un sostantivo o un aggettivo funzionano esattamente come gli articoli determinativi. Quindi diremo: Bell'amico (come "l'amico") Begli amici (come "gli amici") Quel libro (come "il libro") Quei libri (come "i libri") Quell'albero (come "l'albero") Quegli alberi (come "gli alberi") Ricorda: "belli" e "quelli" non vanno MAI usati prima di un sostantivo! Sono forme che si usano solo quando l'aggettivo è separato dal nome. 2. Milioni e Miliardi: Una Sola "L" e la Preposizione "Di" Un errore molto comune riguarda la scrittura di "milioni" e "miliardi". Attenzione: in italiano hanno una sola "L"! ✅ CORRETTO: Un milione di euro Un miliardo di persone Regola importante: Dopo "milione" o "miliardo" non dimenticare mai la preposizione "DI"! Eccezioni da ricordare: Se dopo "milione" (o "miliardo") c'è un'altra quantità, non si usa più la preposizione: "Un milione e 520mila persone" La preposizione "DI" ritorna con "e mezzo": "Un milione e mezzo di persone", "Un milione e mezzo di euro" 3. Verbi che Richiedono l'Ausiliare "Essere" Molti studenti pensano che solo i verbi di movimento o i verbi di cambiamento di stato richiedano l'ausiliare "essere" nei tempi composti. Ma attenzione! Ci sono altri verbi importanti che utilizzano "essere": Piacere: "Quel libro non mi è piaciuto per niente" Costare: "Questa casa è costata molto" / "Questo viaggio è costato molto" Durare: "Il film è durato troppo" Mancare: "Voi mi siete mancati" Questi verbi sono spesso dimenticati dagli studenti stranieri, ma sono fondamentali per parlare correttamente l'italiano! 4. Ripetizione: Imperfetto vs Passato Prossimo Molti studenti si confondono quando devono esprimere una ripetizione nel passato. La domanda è: quando usare l'imperfetto e quando il passato prossimo? La regola è semplice ma cruciale: IMPERFETTO = ripetizione non determinata nel numero PASSATO PROSSIMO = ripetizione con un numero determinato Esempi pratici: "Da bambina mangiavo spesso i biscotti" (non sappiamo quante volte) "Da bambina ho mangiato 10 volte i biscotti" (numero preciso) "Ve l'ho ripetuto mille volte!" (numero determinato, anche se esagerato) 5. Andare vs Venire: La Differenza che Fa la Differenza Uno degli errori più difficili da correggere riguarda l'uso di "andare" e "venire". La differenza è fondamentale per suonare naturali: ANDARE = indica allontanamento rispetto a chi parla (o chi ascolta) VENIRE = indica avvicinamento verso chi parla (o chi ascolta) Esempi chiarificatori: "Tu vai a Parigi" (io non sono a Parigi) "Tu vieni a Parigi" (io sono a Parigi) "Io vado a Parigi" (chi ascolta non è a Parigi) "Io vengo a Parigi" (chi ascolta è a Parigi) Caso speciale importante: VENIRE si usa anche quando chi parla e chi ascolta si muovono INSIEME verso la stessa destinazione, anche se nessuno dei due è lì. Esempio: "Stasera vado al cinema." "Vengo anche io!" (con te,
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