Cominciamo Bene - Le interviste
Podcast af Radio Beckwith
Le interviste della rassegna stampa di Radio Beckwith. Tutte le mattine alle 8.00 con Marco Magnano e Giacomo Rosso.
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446 episoderIl 21 gennaio il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura ha pubblicato un report sulla situazione di alcune carceri italiane. Le carceri di Saluzzo, Biella, Opera e Viterbo sono state visitate dall'organo del Consiglio d'Europa nel 2019. La visita ad hoc era focalizzata sulle misure detentive più stringenti, come il regime del 41bis. Il report evidenzia delle preoccupazioni per la violenza sui detenuti, che talvolta diventa sistematica. La pubblicazione del report del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura può riaccendere le luci sul carcere come luogo da non dimenticare, come invece spesso accade. Il sistema carcerario non può andare avanti per inerzia. Ne parla Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell'Associazione Antigone.
La stampa italiana e in generale i media internazionali evidenziano una certa psicosi per il virus 2019-nCoV. Ad oggi si sarebbero superati i 6.000 contagi, ma il tasso di mortalità rimane molto basso, intorno al 2%. Ciò non significa che non sia necessario prendere precauzioni, ma occorre non alimentare messaggi di panico. La reazione del governo cinese è stata più rapida rispetto al caso della SARS. Si sono sollevate delle polemiche su alcuni ritardi e sul mese intercorso tra il primo contagio e le prime reazioni. In questo momento si prefigura un 2020 di crisi per l'economia cinese, in particolare per il settore turistico e dell'intrattenimento. Ci si può aspettare che la flessione del turismo avrà delle ripercussioni su altre attività economiche cinesi. Ne parla Gabriele Battaglia, corrispondente da Pechino per la Radiotelevisione svizzera e Radio Popolare e co-conduttore de Il cielo sopra Pechino.
Il Mali sta vivendo un conflitto cominciato otto anni fa, nel marzo del 2012, a seguito di un colpo di Stato e dell'offensiva del Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad e degli islamisti. Nel gennaio 2013 l'ONU ha dato mandato per una missione internazionale a guida francese per ristabilire la sovranità del Mali sui territori sahariani settentrionali. Le trattative di pace sono sempre fallite, a causa della mancanza di dialogo tra le parti. Lo scontro, segnato da fasi alterne, segna l'epicentro dell'instabilità di tutta la regione. Il Sahel rappresenta la sponda sud del deserto del Sahara. Una terra non solo fatta di sabbie, ma ricca di risorse nel suo sottosuolo. È intorno a queste che ruota una parte dei conflitti nel Sahel. La situazione al momento è trattata in maniera emergenziale, ma la prospettiva che dovranno avere i progetti di intervento dovrà rispondere alle necessità a medio e lungo termine della popolazione. Ne parlano Luca Iotti, presidente dell’associazione Bambini nel Deserto, e Andrea De Georgio, giornalista freelance che vive in Mali dal 2012, ricercatore associato dell’Ispi su terrorismo nel Sahel e Islam dell'Africa occidentale.
Alle 19.41 del 25 gennaio 2016 Giulio Regeni si unì alle tante vittime di sparizione forzata, di tortura e di omicidio in Egitto. Le autorità egiziane, a quattro anni da quei fatti, non rendono noti i nomi di chi ha ordinato, di chi ha eseguito, di chi ha coperto e ancora copre il sequestro, la tortura e l'omicidio di Giulio. Che cosa si sa oggi Grazie al lavoro della Procura di Roma, di diverse Ong e dell'impegno costante della famiglia Regni oggi è noto che i servizi segreti egiziani presero parte alle azioni preparatorie e poi al rapimento. Mentre le indagini proseguono, Amnesty International organizzerà per il 25 gennaio fiaccolate in tutta Italia, a sostegno della famiglia e di chi ancora cerca la verità per Giulio Regeni. Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.
Martedì 14 gennaio alcuni ospiti del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Gradisca d’Isonzo sono stati coinvolti in una colluttazione. Tra loro anche Vakhtang Enukidze, georgiano. Nessuna nelle persone implicate nello scontro pare avesse riportato lesioni gravi. Circa dieci agenti di polizia sono intervenuti per separare i litiganti e, stando a quanto raccontano i testimoni, avrebbero immobilizzato e colpito ripetutamente Enukidze. L'uomo è stato portato nel carcere di Gorizia, per poi essere ricondotto due giorni dopo nel Cpr. Le sue condizioni a quel punto si sono aggravate fino alla sua morte, avvenuta il 18 gennaio. Questi fatti hanno portato a due visite ispettive nella struttura da parte del deputato della Camera Riccardo Magi (Radicali) e di Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi. Le ispezioni hanno evidenziato il grave stato di degrado del Cpr, e delle difficili condizioni di vita degli ospiti. Una struttura priva di spazi comuni, in cui le persone sono costrette a vivere rinchiuse. La sensazione è di trovarsi di fronte a un nuovo caso Cucchi, in cui una persona è morta mentre si trovava sotto la custodia dello Stato. Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e vicepresidente ASGI (Associazione Studi giuridici sull'immigrazione).
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