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Mehr Fecondazione Artificiale - BastaBugie.it
Quando il tecnico di laboratorio si sostituisce all'atto di amore tra un uomo e una donna non può che derivarne abominio e disperazione
La villa degli orrori e i 22 neonati come pacchi Amazon
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8303 [https://www.bastabugie.it/8303] LA VILLA DEGLI ORRORI E I 22 NEONATI COME PACCHI AMAZON di Giuliano Guzzo Sembrava una villa, e in effetti a prima vista esattamente questo appariva: una gran abitazione da favola, roba da ricchi. In realtà, però, era ben altro, e cioè un disumano supermarket di bambini. Stiamo parlando della lussuosa abitazione a nove stanze ad Arcadia - zona chic alla periferia di Los Angeles - dove risiedevano Silvia Zhang, 38 anni, e Guojun Xuan, 65 anni, e dove la polizia nei giorni scorsi ha scoperchiato quello che presenta tutti i contorni d'un colossale scandalo, con al centro un losco traffico di neonati. Ma andiamo con ordine. La vicenda aveva avuto inizio ai primi maggio quando un bambino era stato ricoverato e mostrava dei segni di maltrattamenti. Per cercare di far luce su questi abusi riportati dal piccolo, gli inquirenti sono arrivati all'abitazione dei due citati asiatici, dove hanno trovato la bellezza di 15 bambini, tutti di età inferiore ai tre anni - accuditi esclusivamente da tate. Non è finita: altri sei piccoli, sempre riconducibili a Zhang e Xuan, sono di lì a poco stati rintracciati dalla polizia in case nella zona circostante. Ma di chi sono questi 22 bambini? Secondo i due cinesi - nel frattempo arrestati -, quelli sarebbero tutti figli loro. Tanto è vero che, per chiarire la posizione, sono stati esibiti 22 certificati di nascita, che a prima vista proverebbero come - sia pure ottenuti tutti attraverso utero in affitto - i piccoli sarebbero della coppia. Peccato che, ben lungi dal chiarire la situazione, quei 22 certificati siano finiti solamente con l'aggravarla. Quei documenti infatti attestano un'anomalia notevole: quella secondo cui i 22 neonati sarebbero nati in svariati Stati americani e in rapida successione. Un po' troppo anche per il più intenso desiderio di genitorialità che una coppia possa coltivare. Non è finita. LA VILLA DEI MISTERI Con una veloce indagine, si è scoperto come la "villa dei misteri" fosse registrata - coincidenza - quale la sede della Mark Surrogacy, cioè l'agenzia di surrogazione di maternità che, pensate un po', aveva organizzato la maggior parte delle nascite dei bambini ed era gestita da lei, Silvia Zhang, la donna che vi risiedeva con il marito. Entrambi ora respingono ogni accusa circa i presunti traffici di cui sono accusati. Ma oltre ai certificati di nascita assai singolari e alla non meno curiosa coincidenza tra la loro abitazione e un'agenzia attiva sul fronte dell'utero in affitto, ad inchiodare i due ci sono pure delle testimonianze. Si tratta dei resoconti - raccolti in un'inchiesta realizzata sul caso dal Wall Street Journal a firma di Katherine Long, Ben Foldy e Sara Randazzo - delle stesse mamme surrogate che la signora Zhang e il coniuge avevano contattato, per lo più reclutandole su Facebook. Sono donne che, se da un lato ammettono di aver messo al mondo dei figli su commissione per la coppia asiatica, dall'altro dichiarano di essere totalmente all'oscuro del fatto che i due facoltosi asiatici avessero decine di pargoli con loro. Una di queste donne, tale Vanity McGoveran - la quale, su commissione, ha partorito una bimba -, è uscita allo scoperto raccontando al quotidiano americano d'essere rimasta sconvolta, quando ha appreso che la signora Zhang, che a lei aveva detto di non poter avere figli, in realtà ne aveva 22. Ma quale necessità avevano Silvia Zhang e Guojun Xuan (ufficialmente imprenditori e responsabili d'una società immobiliare, la Yudao Management) di tutti quei bimbi? NONOSTANTE LO SCANDALO Il forte sospetto, visti anche i legami con la Cina, dove l'utero in affitto è illegale, è che i due smerciassero i loro presunti figli con dei loro connazionali. Lo riporta esplicitamente anche il Wall Street Journal, quando evidenzia che, anche se non è ancora chiarito «se la villa di Arcadia avesse legami diretti con la Cina» ora però «l'inchiesta sta sollevando allarme nel settore della maternità surrogata commerciale, un mercato in rapida crescita e multimiliardario che mette in contatto aspiranti genitori con donne disposte a dare alla luce figli per loro. Gli esperti di maternità surrogata temono che i legami della coppia con la Cina e l'elevato numero di figli avuti tramite maternità surrogata possano indurre a un controllo più rigoroso su quello che oggi è un settore scarsamente regolamentato». Chiaro? Nonostante lo scandalo clamoroso che si sta sollevando attorno a questo caso - di cui il Timone aveva dato notizia tra i primi in Italia ancora giorni fa, quando i primi dettagli sulla vicenda stavano trapelando - c'è ancora chi, anziché inorridirsi, si preoccupa che tutto ciò possa condurre a controlli più rigorosi per un settore che, negli Stati Uniti e non solo, risulta ancora «scarsamente regolamentato». Tutto questo però non deve stupire, dato che non fa che suffragare una realtà innegabile: l'utero in affitto - che solo un volgare tranello linguistico può portare a chiamare gestazione per altri (o, peggio ancora, gpa) - è e resta sempre, in ogni circostanza, una compravendita di bambini. Come Timone denunciamo tutto questo con forza da anni, come prova anche la copertina provocatoria d'un numero della nostra rivista che era uno speciale intitolato «pensateli comprati», raffigurante una madre con il suo bimbo dentro una confezione da supermercato. Tuttavia, come prova questo caso esploso al Los Angeles, siamo ancora ben lontani ad una presa di coscienza sulle implicazioni della maternità surrogata. Che non può essere mai accettabile e accettata, se non si vuol legittimare quello che è a tutti gli effetti un mercato di figli e un commercio di uteri. Tutto questo va quindi fermato e, se ancora avete dei dubbi, pensate alla villa della signora Zhang, se ci riuscite, senza rabbrividire.
Dalla Cina un robot utero artificiale per 14000 dollari
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8297 [https://www.bastabugie.it/8297] DALLA CINA UN ROBOT-UTERO ARTIFICIALE PER 14.000 DOLLARI di Francesca Romana Poleggi Secondo un articolo del Telegraph, i ricercatori della Kaiwa Technology di Guangzhou, in Cina, stanno creando un utero artificiale in grado di far crescere e nutrire un bambino per tutti e nove i mesi della gravidanza impiantato in un robot. Il dottor Zhang Qifeng ha affermato che il progetto è già in una "fase matura": l'azienda prevede di iniziare a vendere un prototipo già dal prossimo anno a un prezzo di circa 14.000 dollari (molto meno di quello di una madre surrogata). L'umanoide sarà in grado di replicare l'intero processo, dal concepimento al parto, ma non è chiaro su come un feto verrebbe impiantato nell'utero artificiale. Una domanda sorge spontanea: e il bambino come crescerà all'interno di una macchina senza alcun rapporto umano con la madre? La madre non è solo nutrimento. La scienza ancora non è in grado di sviscerare e comprendere del tutto il misterioso legame complesso che si istaura tra la donna e suo figlio: il "cross talk" dei primi otto giorni dal concepimento pare sia determinante per la salute fisica e psichica non solo del bambino e anche dell'adolescente e dell'adulto poi. Nei restanti 9 mesi, non solo il legame fisico di madre e figlio è fortissimamente misterioso, ma c'è senza dubbio un altrettanto insondabile legame psichico: che ne sarà di un figlio che nasce deprivato di tutto questo? Una cronaca medievale, quella di fra Salimbene da Parma (1221-1288), cronista dell'ordine dei francescani, racconta che Federico II di Svevia (1194-1250), per un esperimento, prese dei neonati e li rinchiuse in un'alta torre. Poi ordinò a delle balie di nutrire e pulire quotidianamente quei bambini; senza, tuttavia, parlare, cantare o avere nei loro confronti alcun gesto di affetto. Fra Salimbene ci dice che quei bambini (accuditi per quanto riguarda i bisogni biologici) morirono tutti. Stesso risultato (o simile) è stato ottenuto da altri "luminari" che hanno tentato esperimenti simili più recentemente, anche con le scimmie. Allora mi chiedo: se i bambini già nati muoiono per mancanza di rapporti umani con la madre, che ne sarà di quelli cresciuti nell'utero impiantato in un robot? C'è solo da sperare che l'esperimento cinese non sia così "maturo" come dice l'articolo di The Telegraph. E che non vedremo mai un bambino che nasce da una macchina. Ci sono buoni motivi per credere che sarà così. Altrimenti mi chiedo: Dio perdonerà anche questa
I figli non si ordinano su catalogo
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8172 [https://www.bastabugie.it/8172] I FIGLI NON SI ORDINANO SU CATALOGO di Fabio Piemonte I figli non si comprano, né chi li custodisce nel suo grembo per nove mesi può mai avere un prezzo. Se ne è resa conto anche la Spagna, che ha recentemente sospeso ogni atto di registrazione di nuovi nati da utero in affitto all'estero. Grazie a una delibera del Ministero di Giustizia, infatti, nessuna sentenza emessa da Paesi esteri consentirà più di regolarizzare alcun contratto di maternità surrogata. Finora invece la strategia ideologica attuata dalle coppie è stata sempre la stessa: attivare la pratica di compravendita di un figlio e della dignità della partoriente fuori dal Paese, dato il divieto vigente in Spagna, preferibilmente con costi contenuti, per poi pretenderne il riconoscimento giuridico una volta rientrati col figlio in braccio, approfittando del vuoto normativo. LA NUOVA LEGGE SPAGNOLA Il testo approvato della nuova legge annulla dunque qualsiasi richiesta pregressa ancora in fase transitoria, impedendo nei consolati e nei registri civili la registrazione anagrafica dei minori da parte di genitori che ricorrano alla maternità surrogata all'estero. A tale norma si è giunti dopo che lo scorso 4 dicembre una sentenza della Corte Suprema ha definito il contratto che regolamenta l'atto di compravendita di figli all'estero «contrario all'ordine pubblico, degradante sia per la donna incinta che per il minore e lesivo dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico». Di qui la legge approvata consentirà ai minori nati da utero in affitto all'estero solo la possibilità di ottenere «l'accertamento biologico rispetto a uno dei genitori o l'adozione, quando si provi l'esistenza di un nucleo familiare con sufficienti garanzie». Questa notizia che arriva dalla Spagna conferma come l'Italia sia stata pionieristica e lungimirante nel rendere l'utero in affitto 'reato universale'. La legge iberica testimonia inoltre come anche in altri Paesi stia gradualmente maturando una nuova consapevolezza sulla disumanità di tale barbara pratica, che svende la dignità della donna e lede il superiore interesse del minore, come ribadisce la stessa “Convenzione Onu sui diritti del fanciullo”. LO STUDIO: INCALCOLABILI I DANNI SUI BAMBINI Gli studi più recenti di embriologia e di psicologia infantile dimostrano inoltre, in modo unanime, che la vita prenatale e i primi mesi dopo il parto costituiscano un periodo fondamentale per lo sviluppo psichico del bambino e per la sua vita adulta. Infatti «fin dalla nascita, il bambino è pronto a comunicare con chi lo circonda e la relazione che si instaura con la madre che lo ha messo al mondo è fondamentale, in primo luogo perché è la base per lo sviluppo di tutte le altre funzioni». Ecco perché un neonato strappato dalle braccia della madre, che lo ha custodito in grembo e partorito, per essere consegnato - alla stregua di un pacco - ai suoi committenti, «lo espone a un'associazione di morte legata a un'ansia di abbandono». Lo ha evidenziato il recente studio dal titolo Il grido segreto di un bambino (Lindau 2024, pp. 376), nel quale la psicologa e psicoterapeuta belga Anne Schaub-Thomas. Di qui tale figlio continuerà a chiedersi chi siano la sua mamma e il suo papà e perché sia stato abbandonato. «Se sono stato mollato è perché non valgo niente», tenderà a rispondersi. Di fatto egli è la principale vittima innocente della maternità surrogata e negli anni potrà manifestare sintomi di angoscia esistenziale, «diminuzione della propria autostima, proprio a causa della situazione di abbandono precoce da parte dei genitori», senso di colpa e vergogna silenziosa, atteggiamento proiettivo compulsivo, perdita di riferimenti etici, narcisismo e manipolazione, mancanza di radicamento nel corpo, indegnità esistenziale, volubilità emotiva e sessuale, disturbi dell'attaccamento, encopresi, fissazione sulla fase fusionale con la madre, disturbi psicosomatici, frammentazione dell'identità e stati psicotici, difficoltà a impegnarsi, intellettualizzazione; mutismo, estraneità nelle relazioni e nella vita e iperattività quali meccanismi di difesa. Alla luce di tali numerosi effetti devastanti sulla salute fisica e psicologica del figlio nato da utero in affitto, e in nome del vero best interest del minore e della tutela della dignità della donna che l'ha portato in grembo che non può essere oggetto di compravendita, è necessario ribadire il divieto assoluto di tale pratica, ovunque.
Sono figlia dell'utero in affitto e vi garantisco che è devastante
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7589 [https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7589] SONO FIGLIA DELL'UTERO IN AFFITTO E VI GARANTISCO CHE E' DEVASTANTE Sentivo fin da piccola che c'era qualcosa che non andava, come il pezzo di un puzzle mancante, anche perché non c'erano foto della mia mamma incinta di Manuela Antonacci Ha 30.000 followers su Tik Tok, Olivia Maurel, ma non condivide contenuti leggeri o improbabili balletti. Olivia Maurel condivide la sua scoperta drammatica: quella di essere nata tramite maternità surrogata e le conseguenze importanti di questa condizione. La 31enne è venuta la mondo tramite utero in affitto, nello stato americano del Kentucky, ma vive a Cannes. Oggi è madre di tre figli e racconta sui social la ricerca della sua identità, le conseguenze quotidiane della maternità surrogata e la sua lotta contro la legalizzazione della pratica in Francia. In cuor suo, dice di aver sempre sentito sin dalla più tenera età che c'era qualcosa che non andava, come il pezzo di un puzzle mancante. Peraltro il comportamento eccessivamente riservato della madre con cui è cresciuta, il fatto che non ci fossero foto di lei incinta, ma solo foto di Maurel già nata, l'aveva decisamente insospettita. Così è iniziata una sua lunga ricerca, a partire dagli esami del Dna, che l'hanno infine portata a ritrovare la sua madre biologica. E proprio i risultati del test del DNA non hanno sorpreso Olivia Maurel che già aveva notato delle differenze a livello fisico con i genitori con i quali era cresciuta. «Assomiglio un po' a mio padre ma per niente a mia madre. Sono alta e bionda e mia madre è bassa e bruna». A conferma di ciò, i risultati del test del DNA effettuato lo scorso anno le hanno fornito la risposta definitiva: Maurel non aveva neanche un goccio di sangue francese, ma era per il 33% lituana e per il 33% norvegese. Eppure racconta che il suo shock non derivasse tanto dalla scoperta della sua madre biologica, quanto dall'essere cresciuta in una famiglia anaffettiva, in cui non si parlava affatto di emozioni e sentimenti: anche questo è stato un chiaro segnale, per lei, che qualcosa non andava. Dopo aver finalmente rintracciato la sua madre biologica ha potuto sottoporle una serie di domande che erano rimaste per troppo tempo in sospeso nella sua testa, causandole danni psicologici: «[Mia madre ndr] era felice di parlare con me ed è rimasta davvero sorpresa. Non pensava che mi avrebbe mai incontrato. Avevo bisogno di sapere alcune cose da lei: le risposte ai vuoti che erano in me da tutta una vita. Com'è andata la mia nascita? E perché mi ha tradita?» Ma Maurel voleva sapere anche cose banali, per ricostruire pezzi del puzzle della sua identità: «Cose stupide che erano così importanti per me perché non le condividevo con mia madre». Un esempio è il viola, il colore preferito di Maurel: «Non ho mai saputo perché amavo così tanto quel colore. E ora lo so perché, è anche il colore preferito della mia madre biologica». Inoltre ha scoperto che il disturbo bipolare di cui soffre è un'eredità della sua vera madre e questo non insignificante dettaglio, sottolinea, non avrebbe fermato l'agenzia che reclutava madri surrogate ad assumerla per tale ruolo. Maurel è ancora in contatto con la famiglia che l'ha cresciuta e con la sua famiglia biologica. Tuttavia, è convinta che la maternità surrogata sia una cosa negativa. La nascita dei suoi figli, che ora hanno due e cinque anni, l'ha resa ancora più determinata nella lotta contro questa terribile pratica. «Ero molto spaventata durante la gravidanza perché non conoscevo il 25% dei geni dei miei figli. Non sapevo quali problemi medici avrei potuto trasmettere loro». Ed è per questo che ora condivide la sua storia su TikTok. «Oggi, i media francesi, mostrano solo gli aspetti positivi della maternità surrogata. Io invece voglio dire alla gente quanto la maternità surrogata possa essere cattiva e parlare delle sue conseguenze sulla donna e sul bambino». Sebbene il presidente in carica Emmanuel Macron abbia definito la legalizzazione della maternità surrogata una "linea rossa" che non vuole oltrepassare, Maurel teme le elezioni, previste per il 2027. «Abbiamo già un ministro dei Trasporti che vuole legalizzare la pratica. Ma continuo a dirlo: avere figli non è un diritto».
Utero in affitto con la scusa del "miglior interesse" del bambino
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id= [http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6534]7362 UTERO IN AFFITTO CON LA SCUSA DEL ''MIGLIORE INTERESSE'' DEL BAMBINO di Francesca Romana Poleggi Usare i bambini, non solo fisicamente, ma anche ideologicamente è una costante di questa società: del resto, se i bambini si possono uccidere (con l'aborto), è ovvio che si possa far loro "tutto" il resto. La cosa più squallida è che, nel loro "miglior interesse", si voglia far passare abuso e sfruttamento come strumenti di tutela. Un po' come quando hanno ucciso Charlie Gard, Alfie Evans (e gli altri) nel loro "best interest". Sul sito del CBC (The Center for Bioethics and Culture Network) è apparso il 27 marzo un articolo di Renate Klein, biologa e sociologa, femminista DOC, di sinistra, che critica in modo acceso uno di questi tentativi, ad opera della Hague Private International Law Conference (HCCH) (Conferenza dell'Aia sul diritto internazionale privato). L'ente sovranazionale è stato istituito nel 1983, e conta 91 membri paganti tra cui USA e UE, più una sessantina di "contraenti" non paganti. Ha già fatto danni nel 1980 con la "Convenzione dell'Aia sugli aspetti civili dell'infanzia internazionale" grazie alla quale si è levata la protesta delle cd. "Madri dell'Aia" (donne che in base a questa convenzione misogina devono restituire i figli ai mariti anche se vi è stata una violenza documentata da parte dell'uomo, e la donna è fuggita al sicuro con i figli in un altro paese). Dal 2015, "nell'interesse superiore del bambino", l'HCCH sta predisponendo una Convenzione sulla maternità surrogata e/o un Protocollo sulla genitorialità. Una prima relazione finale, discussa all'inizio di questo marzo, prospetta ipoteticamente tanti modi diversi per dare "sicurezza" e "identità" ai bambini. Ma la cosa che sembra più importante è, tuttavia, assicurarsi che la madre surrogata (e il suo partner, se ce n'è uno) scompaia e venga completamente oscurata dai "genitori committenti" - gli acquirenti di bambini. NEL MIGLIORE INTERESSE DEI BAMBINI Si vorrebbe la creazione di un documento chiamato "Parentage Order", che, nei paesi membri dell'HCCH, renderà genitori legali del bambino coloro che l'hanno comprato al mercato dell'utero in affitto. "Nel migliore interesse dei bambini". E sono in tanti che cercano di sdoganare il turpe mercimonio con la scusa della tutela dei piccoli: per esempio il CHIP (Child Identity Protection), o i Servizi Sociali Internazionali (ISS), una ONG con sede a Ginevra che si occupa dei bambini rifugiati, migranti e… nati da maternità surrogata. Nel marzo 2021, invece, un gruppo di oltre 100 "esperti" internazionali ha creato i "Principi di Verona: Principi per la tutela dei diritti del bambino nato attraverso la maternità surrogata". I Principi di Verona sono un po' come i Principi di Yogyakarta per le persone transgender: dice la Klein che entrambi sono stati scritti da una lobby potente e non sono mai stati ratificati dalle Nazioni Unite o da altri organismi internazionali, ma sono spesso considerati come se fossero norme internazionali. Ignorando il fatto che la maternità surrogata commerciale è legale solo in una piccolissima minoranza di paesi nel mondo, in nome della 'dignità umana', dei 'diritti fondamentali del bambino' ecc. spiegano come regolare l'utero in affitto. Le donne sono menzionate solo una volta, dove si dice che "la madre surrogata dovrebbe essere in grado di prendere decisioni indipendenti e informate libere da sfruttamento e coercizione". Il che - contratti di surrogacy alla mano - accade al massimo nel 2% dei casi di utero in affitto. Fin qui la Klein che, come femminista, vede - giustamente - questa subdola esigenza di tutela del "best interest" del bambino come un mezzo per perpetrare lo sfruttamento delle donne che si prestano a fare le madri surrogate. E ha pienamente ragione: la pratica dell'utero in affitto è sempre abusante nei confronti delle donne "incubatrici". Sia quando si tratta di donne povere costrette dal bisogno, sia quando si tratta di donne relativamente benestanti che lo fanno, sì per arrotondare il bilancio familiare, ma provano un sincero spirito di solidarietà nei confronti delle coppie sterili. Quindi, anche nei rari casi in cui la cd. "maternità solidale" (che vorrebbero anche qui da noi) fosse davvero gratuita (cioè senza un congruo rimborso spese) e dettata davvero solo dall'altruismo. È infatti dimostrato che i contratti che stipulano i compratori di bambini e/o le cliniche con le surrogate sono sempre contratti capestro che impongono oneri gravosissimi sulla malcapitata, che spesso non è adeguatamente informata e non se ne rende conto (dal pesante bombardamento ormonale che deve subire, alla dieta che deve seguire, all'attività fisica che deve fare, all'aborto obbligatorio se gli embrioni che attecchiscono sono troppi o malati). La surrogata diventa una specie di schiava dei committenti, controllata a volte h 24. E ciò non avviene solo nei paesi del terzo mondo, ma anche nella "civilissima"(sic!) America del Nord. NEL MIGLIORE INTERESSE DELLE DONNE Non solo: le testimonianze che si raccolgono ormai dappertutto (basti vedere lo stesso sito della CBC di cui sopra) dimostrano che della salute delle portatrici non importa niente a nessuno: muoiono nell'indifferenza generale (ma non se ne parla mai, ovviamente); oppure sono costrette a curarsi da sé per problemi fisici o psichici, anche gravi, in quanto le gravidanze surrogate sono molto più rischiose delle gravidanze naturali. Certamente anche a noi sta a cuore la tutela dei diritti e della salute delle donne. I bambini, però, sono le prime e principali vittime di questo ignobile mercimonio. Come accade in ogni ciclo di fecondazione artificiale - che è presupposto necessario all'utero in affitto - per ogni bambino in braccio ce ne sono 8 o 9 morti o scartati e un numero imprecisato surgelato a tempo indefinito; come per la fecondazione artificiale il rischio di nascere con "birth defects", tumori o malattie rare è molto più alto che nelle gravidanze naturali. Con l'utero in affitto, visto che i gameti del piccolo non hanno niente a che fare con la madre che lo tiene in grembo, questi rischi si moltiplicano ulteriormente. Ad essi si aggiunge il trauma vissuto già in utero per via del cortisolo che la madre produce perché " non deve affezionarsi al figlio che ha dentro". In più - se scampa a un eventuale aborto selettivo - il bambino subisce l'enorme trauma della separazione dal corpo che l'ha cullato: non sentirà più quell'odore, quel sapore e quella voce. E se alla fine la "merce" presenta qualche difetto, i compratori hanno il diritto di non ritirarla. La madre surrogata difficilmente può permettersi di allevarlo e nella migliore delle ipotesi finisce in qualche istituto caritatevole. Se invece il piccolo soddisfa i compratori, se lo portano a casa come bene su cui vantano un diritto. Il "miglior interesse" del bambino è crescere con un padre e una madre che l'hanno generato, o con due padroni che l'hanno acquistato, magari violando la legge vigente nel Paese in cui risiedono? E allora come si fa, per quei poveri bambini che restano apolidi, o senza documenti regolari? I servizi sociali sono tanto svelti a togliere i figli a genitori che si sospetta vagamente siano poco degni. Li tolgano a questi che hanno ottenuto il bambino con una pratica sicuramente indegna: la fila delle coppie che hanno superato i controlli e i test necessari per poter adottare è lunga. Costoro vengono selezionati non in base al loro desiderio di avere un figlio, ma in base alla loro capacità e disponibilità di dare al bambino l'amore di un padre e di una madre.