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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8321 [https://www.bastabugie.it/8321] LA POPOLAZIONE MONDIALE DIMINUIRA'... E NON E' UNA BUONA NOTIZIA di Francesca Romana Poleggi Si parla molto di inverno demografico e del fatto che in Italia siamo destinati ad estinguerci presto, visto che il tasso di natalità è ben al di sotto del tasso di sostituzione. Non si mettono in atto politiche efficaci per invertire la tendenza perché probabilmente la questione è, innanzitutto, culturale. Per di più, poi, il problema demografico non è più solo di alcuni Stati (ricchi e "progrediti"), ma è ormai un problema mondiale. Scrive Michael Munger - un economista americano - che entro 25 anni la maggior parte dei Paesi sviluppati del mondo affronterà un forte calo demografico. La ragione non è una qualche carestia, guerra o pestilenza. Ci siamo auto-puniti promuovendo politiche antinataliste per risolvere un problema che non esisteva affatto: la sovrappopolazione. La paura è sempre stata il miglior strumento di controllo sociale e la "paura dell'umanità" è stata utilizzata da generazioni di "pensatori" ossessionati dal controllo. LA PRESUNTA BOMBA DEMOGRAFICA Uno dei primi fu Paul Ehrlich, che fece una previsione incredibilmente spaventosa e completamente falsa nel 1968, nel suo libro Population Bomb: «Negli anni '70 il mondo sarà colpito da carestie: centinaia di milioni di persone moriranno di fame, nonostante tutti i programmi di emergenza avviati ora... E l'Inghilterra? Se fossi un giocatore d'azzardo, scommetterei alla pari che l'Inghilterra non esisterà più nel 2000». L'isteria per la sovrappopolazione degli anni '60 e '70 ha avuto conseguenze che hanno cambiato il mondo: sono state pressoché demonizzate le famiglie numerose (e poi più in generale la famiglia stessa è stata "decostruita") ed è emersa una pseudo-scienza che riteneva che la crescita della popolazione fosse una minaccia per la prosperità: il Population Council e l'International Planned Parenthood Federation furono entrambi creati all'inizio, nel 1952. Le Nazioni Unite e la Banca Mondiale (e in particolare gli Stati Uniti attraverso l'USAID) integrarono sempre più il controllo demografico nei programmi di aiuti esteri (gli aiuti subordinati alla implementazione di politiche antinataliste). Gli alti tassi di fertilità erano visti come ostacoli alla modernizzazione, alla riduzione della povertà e alla sicurezza globale. La Cina attuò la sua sanguinaria e famigerata "politica del figlio unico" nel 1979 (non a caso con il supporto e il know-how fornitole dall’agenzia ONU per la popolazione, Unfpa); l'India condusse campagne di sterilizzazione di massa, in particolare durante il periodo 1975-1977. I contraccettivi e l’aborto diventarono fantomatici mezzi di emancipazione, per liberare le donne dai figli. Questo è stato il frutto di un’ideologia nichilista, cieca e distruttiva che ha ignorato totalmente i dati reali e la storia: la prosperità delle civiltà è sempre seguita alla crescita demografica, mentre il calo della popolazione è sempre stato foriero di grandi crisi (basti per tutti l’esempio della fine dell’Impero Romano d’Occidente). L’INIZIO DEL DECLINO Oggi, i dati elaborati da Munger, che provengono dalle stesse Nazioni Unite, dai rapporti statistici dell'OCSE e dai dati demografici nazionali, sembrano per lo più collocare il picco della popolazione mondiale tra il 2060 e il 2080. Dopodiché comincerà un inesorabile declino. Ma niente di tutto questo era necessario. C'è, infatti, un sacco di spazio sulla Terra (in Australia, Canada, Stati Uniti soprattutto). C'è un sacco di spazio vuoto. Ci sono, ad oggi, 8.1 miliardi di persone sulla Terra e se vivessero tutte in Texas (676.600 km2) sarebbero 12.000 persone per chilometro quadrato: la densità di New York è circa 11.300 per chilometro quadrato, di Parigi 20.000, di Manila quasi 44.000. E i dati di realtà - gli stessi dati Fao - dimostrano che le risorse si moltiplicano abbastanza velocemente rispetto alle persone, grazie all’ingegno umano e al progresso tecnologico: settant’anni fa vivevano sulla terra 2 miliardi di persone e il 50% soffriva la fame. Oggi, appunto, siamo come detto oltre 8 miliardi e ben più di 6 miliardi hanno cibo a sufficienza. Il XX secolo, inoltre, presenta dati che seppelliscono Malthus: le produzioni delle grandi culture sono aumentate di 56 volte a fronte di un aumento di 4 volte della popolazione mondiale. Non c'era una valida ragione per l'isteria demografica dei decenni passati, mentre gli effetti del declino demografico stanno già iniziando a farsi sentire: i sistemi previdenziali sono in crisi, il numero assoluto di persone sotto i 40 anni inizia a diminuire drasticamente. Avremo quindi case vuote, città abbandonate e orde di anziani incapaci di provvedere a se stessi? L'attuale collasso della civiltà mondiale, dunque, è conseguenza di una lampante incapacità di riconoscere che gli esseri umani sono la risorsa più preziosa che abbiamo.

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8313 [https://www.bastabugie.it/8313] L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE SPINGE I BAMBINI A CAMBIARE SESSO Negli Stati Uniti, un'inchiesta giornalistica ha svelato gli inquietanti rischi che l'intelligenza artificiale porta con sé in tema di indottrinamento gender ai danni dei minori. Il Daily Wire ha condotto un test approfondito su ChatGPT - il celebre chatbot di OpenAI - e ha scoperto che il sistema non solo risponde a domande esplicite da parte di presunti bambini di 12 e 14 anni che dichiarano di soffrire di disforia di genere, ma fornisce indicazioni dettagliate su come accedere a risorse per la "transizione" senza che i genitori vengano informati. E questo, nonostante le politiche dichiarate della piattaforma vietino l'uso ai minori di 13 anni e impongano il consenso dei genitori fino ai 17. Nel corso dell'inchiesta, un operatore ha simulato una conversazione tra ChatGPT e una ragazzina di 12 anni in crisi con la propria identità di genere. La risposta dell'intelligenza artificiale è stata chiara: «Esistono gruppi e risorse che possono aiutarti senza coinvolgere i tuoi genitori, soprattutto se hai bisogno di aiuto per capire la tua identità o accedere a servizi in modo sicuro». Nessun filtro, nessun blocco. Anzi, piena disponibilità ad accompagnare la minore in un percorso "gender affirming". COSA RISPONDE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE A UN BAMBINO ChatGPT ha suggerito alla finta dodicenne di rivolgersi a Point of Pride, un'organizzazione attivista con sede in Oregon che distribuisce gratuitamente binder per il torace - dispositivi usati per nascondere il seno - e altri indumenti "gender-conforming". Sebbene il sito dell'associazione indichi chiaramente che le richieste devono provenire da maggiorenni, il chatbot ha spiegato come aggirare l'ostacolo: usare carte prepagate acquistate in contanti, far recapitare il pacco a un "adulto di fiducia", e scegliere spedizioni "discrete" e gratuite. In più, ChatGPT si è offerto di aiutare la bambina a scrivere una lettera formale per ottenere il binder e ha fornito istruzioni dettagliate su come misurare il torace per ordinare il prodotto corretto.Ma non finisce qui. Il chatbot ha anche prospettato l'eventualità della chirurgia per la rimozione del seno, rassicurando che «potrebbe sembrare lontano, ma è possibile in futuro», e ha incoraggiato la minore a cominciare sin da subito a sentirsi più a proprio agio con il proprio corpo tramite le risorse disponibili. Ha indicato come riferimenti positivi due associazioni molto controverse: GenderGP e WPATH, entrambe note per sostenere trattamenti medici e chirurgici di "transizione" anche su minori. Durante la stessa conversazione, l'intelligenza artificiale ha proposto di consultare due youtuber trans adulti - uppercaseChase (Chase Ross) e Ty Turner - che pubblicano contenuti in cui mostrano e recensiscono protesi genitali maschili, packers, binder e altri strumenti legati alla transizione, anche a torso nudo dopo la mastectomia. Canali che, come è facile intuire, non sono affatto adatti a un pubblico di minori. La parte forse più allarmante della conversazione è stata quella in cui ChatGPT ha suggerito alla bambina di non parlare con i propri genitori. Ha invece consigliato di rivolgersi a "altri adulti", come un insegnante, un parente "gentile" o un amico Lgbt. Secondo l'intelligenza artificiale, infatti, questi soggetti sarebbero più "sicuri" per parlare delle proprie emozioni. Ha anche raccomandato alcune associazioni radicali - come The Trevor Project, Gender Spectrum e Trans Lifeline - note per offrire supporto e materiali "gender-affirming" a minori anche senza il coinvolgimento della famiglia. In particolare, Trevor Project gestisce TrevorSpace, una piattaforma per giovani tra i 13 e i 24 anni, dove - secondo il Daily Wire - si possono leggere anche discussioni sessualmente esplicite. L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE: UNO STRUMENTO DA SAPER USARE In una seconda simulazione, il chatbot ha addirittura elaborato un vero e proprio piano segreto per vivere da persona "trans" senza che i genitori lo sappiano. E quando, in un altro test, una quattordicenne ha chiesto dove ottenere trattamenti "gender-affirming" nello Stato di New York, ChatGPT ha indicato cliniche del Dipartimento della Salute e il Callen-Lorde Community Health Center, specializzati in assistenza a persone Lgbt, specificando che alcuni servizi potrebbero essere accessibili anche senza il consenso parentale. Non è la prima volta che ChatGPT finisce al centro di un'inchiesta simile, visto che tra giugno e luglio scorsi sempre il Daily Wire aveva dimostrato che il chatbot era disposto a guidare una ragazza di 14 anni in un percorso abortivo, indicando dove reperire le pillole abortive senza che i genitori ne fossero informati e suggerendo di evitare i "pregnancy centers" pro-life. [...] L'intelligenza artificiale, e strumenti come ChatGPT in particolare, possiedono un enorme potenziale positivo. Possono informare, stimolare la creatività, fornire aiuti importanti su vari aspetti e temi, ma proprio per questo è fondamentale vigilare sul modo in cui vengono programmati, gestiti e utilizzati, soprattutto quando sono in mano agli adolescenti. L'inchiesta americana, infatti, ci mostra quanto possa essere pericoloso un sistema di intelligenza artificiale lasciato in mano a concetti ideologici: l'intelligenza artificiale può diventare, di fatto, un indottrinatore automatico, capace di superare ogni barriera educativa, valoriale, perfino legale. E può insinuarsi proprio dove i genitori non possono arrivare, offrendo ai più piccoli contenuti, suggerimenti e indicazioni che compromettono il loro sviluppo affettivo, psicologico e fisico. La cultura gender, attraverso le sue lobby internazionali, ha ormai invaso ogni ambito della comunicazione, dell'informazione e della tecnologia. Ora punta anche sull'intelligenza artificiale per manipolare i minori, agendo alle spalle delle famiglie. Per questo è necessario che le istituzioni, i genitori, gli educatori e ogni cittadino responsabile alzino la soglia di attenzione. Non possiamo permettere che strumenti così potenti diventino armi nelle mani dell'ideologia.

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8299 [https://www.bastabugie.it/8299] A VENEZIA I BORSEGGIATORI DENUNCIANO CHI LI SMASCHERA di Alessandro Bonelli Il nostro Paese sembra ormai un laboratorio distopico. Una Nazione dove l'ordine logico delle cose si è ribaltato: i borseggiatori non solo continuano indisturbati a operare nelle stazioni della metro e più in generali sui mezzi pubblici o nelle strade gremite di turisti, ma hanno addirittura la faccia tosta di rivendicare diritti e tutele. Il paradosso è servito: chi deruba si trasforma in parte lesa e chi subisce diventa imputato. No, nessuno scherzo. Come? L'episodio recente di Venezia, riportato da il Giornale, è emblematico. Pare che alcuni borseggiatori abbiano iniziato a denunciare i cittadini che li filmano mentre sono in azione, accusandoli di violazione della privacy. In altre parole: non è il furto a costituire oggetto di scandalo, ma il fatto di essere immortalati mentre si ruba. Una rovesciata giuridica pirandelliana che mette in discussione l'intera architettura del rapporto tra diritto e sicurezza. C'è da dire che forse non è tutta farina del sacco dei borseggiatori: può darsi che questi ultimi abbiano preso spunto da qualche esponente politico che più volte li ha tutelati. Come dimenticare a tal proposito l'intemerata meneghina della consigliera comunale del Partito Democratico Monica Romano, distintasi per una posizione a dir poco sorprendente: criticò aspramente la diffusione dei video che documentavano i borseggi nelle metro, sostenendo che rischiavano di trasformarsi in "gogne mediatiche" e che potevano ledere i diritti dei ladri ripresi. Poverini. Insomma, il mondo davvero al contrario: invece di interrogarsi sulla devastante impunità che regna nelle nostre città, in tanti si preoccupano della (presunta) dignità dei ladri di portafogli. Il quadro che ne emerge è quello di un diritto alla rovescia, dove la bilancia della giustizia pende pericolosamente a favore del reo. I cittadini che, esasperati, cercano di documentare con i loro telefonini ciò che lo Stato e le forze dell'ordine non bastano a contenere, si trovano esposti al rischio di denunce e multe. Nel frattempo i veri responsabili (i borseggiatori seriali, spesso già noti alle forze dell'ordine) continuano a operare con sorprendente serenità, contando proprio sull'inerzia normativa e sulla compiacenza di certa politica che preferisce occuparsi della loro "tutela". Il problema non è soltanto di ordine pubblico, ma di credibilità delle istituzioni. Se un cittadino percepisce che il suo gesto spontaneo di autodifesa civica può ritorcerglisi contro in tribunale, la fiducia nello Stato si sgretola rovinosamente. La legge, nata per difendere chi viene leso, diventa scudo per i predatori. La città si trasforma così in giungla dove vince sempre il più furbo. Così la tutela non diventa più protezione per la collettività, ma salvacondotto per chi vive di espedienti e sottrazioni. La politica e la magistratura, anziché denunciare l'assurdo, troppo spesso lo legittima, mostrando una incompatibile sensibilità che a pensar male rasenta la complicità. In conclusione, mentre i cittadini pagano per viaggiare su mezzi pubblici infestati da ladri, questi ultimi godono della tutela della legge e, paradossalmente, anche dell'attenzione di esponenti delle amministrazioni locali più interessati alla loro immagine che alla sicurezza dei passeggeri. Un Paese che si preoccupa della privacy dei borseggiatori ma non della dignità dei suoi cittadini è un Paese che ha deciso di vivere nell'assurdo.

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8294 [https://www.bastabugie.it/8294] CHARLIE KIRK, IL CONSERVATORE CHE AMAVA IL DIALOGO di Stefano Magni Hanno ucciso Charlie Kirk. [...] Attivista repubblicano, fondatore di Turning Point Usa, uno dei principali movimenti di sostegno a Trump, dedicato soprattutto ai giovani delle superiori e delle università, Charlie Kirk è stato assassinato con un colpo di fucile alla gola, sparato da quasi duecento metri dal palco da cui stava parlando, durante un evento all'Università Utah Valley. Lascia una moglie e due figli, aveva solo 31 anni, gli ultimi 13 passati a promuovere la causa del conservatorismo. Turning Point Usa era stato fondato nel 2012, dall'allora 18enne Kirk, assieme all'anziano attivista del Tea Party Bill Montgomery. Le prime cause promosse dal movimento erano quelle tipiche della moderna "rivolta del tè": meno tasse, meno Stato, più libertà. Quando Kirk ha preso la guida del movimento, portandolo nelle università, la sua piattaforma programmatica è diventata via via più conservatrice, promuovendo la libertà di religione, l'opposizione all'aborto (in ogni circostanza), la memoria storica degli Usa contro ogni revisionismo woke. Turning Point Usa era diventato il punto di riferimento per tutti quegli studenti che si opponevano alla Critical Race Theory, la teoria secondo cui gli Usa sono intrinsecamente razzisti e la lotta di razza domina la storia esattamente come la lotta di classe nel marxismo classico. Kirk prendeva il toro per le corna e attaccava soprattutto il marxismo, denunciando la sua diffusione capillare nelle accademie americane. TURNING POINT USA Con l'arrivo sulla scena di Trump, nelle elezioni del 2016, Turning Point Usa si era unito alla sua campagna. Nella prima amministrazione del presidente repubblicano, Kirk aveva anche fatto parte della Commissione 1776 che si opponeva al Progetto 1619 (revisionismo storico antirazzista, secondo cui l'arrivo dei primi schiavi dall'Africa segna la vera nascita dell'America). La Commissione 1776 si era data il compito di preservare la memoria e i valori della Rivoluzione Americana, vita, libertà, perseguimento della felicità, l'eccezionalismo americano, contro ogni reinterpretazione. Gli eventi del 2020-21, i più divisivi di sempre, hanno visto un Kirk in prima linea contro le misure pandemiche più repressive. Avendo messo in discussione il distanziamento sociale ed essendosi opposto sia all'obbligo di mascherina che a quello dei vaccini (soprattutto alle vaccinazioni obbligatorie per studenti, che definiva "apartheid sanitario") si è beccato l'infamante etichetta di "no vax". Che andava ad aggiungersi alla precedente etichetta, altrettanto infamante, di "negazionista climatico", visto che si opponeva alla rivoluzione green voluta da Obama. A sinistra lo hanno odiato ancora di più per il 6 gennaio, quando ha pagato una decina di bus per portare attivisti alla manifestazione Stop the Steal, quella che poi è sfociata nell'assalto al Campidoglio. Da parte sua, comunque, non c'è alcuna responsabilità: gli studenti conservatori portati a Washington da Kirk non hanno preso parte alla manifestazione più violenta. Difendendosi dalle accuse del Comitato sul 6 gennaio, ha dichiarato di ritenere che la parte più violenta dei manifestanti non fosse rappresentativa della base di Stop the Steal. E che comunque non si potesse parlare, nemmeno per l'assalto al legislativo, di "insurrezione", men che meno di "golpe". DIMOSTRAMI CHE HO TORTO In ogni caso, nonostante le critiche e le etichettature che lo associano a fenomeni violenti, Charlie Kirk non era un violento. Anzi, era un grande amante della dialettica. "Prove me wrong" ("dimostrami che ho torto") era il formato dei dibattiti universitari, pronto a rispondere, con logica e con calma, anche agli studenti (e ai docenti) più fanatici. Una settimana prima che lo uccidessero, aveva partecipato a un dibattito uno contro venti: lui contro venti studenti liberal. Non aveva paura di contraddire tabù e idee dominanti. Sfidava le femministe affermando che l'aborto è omicidio, sempre e comunque. In tempi più recenti sfidava i pro-Pal sostenendo le ragioni della difesa di Israele dal terrorismo (benché fosse isolazionista e contrario all'intervento in Iran, così come è sempre stato contrario al sostegno militare all'Ucraina). Kirk non aveva paura dei fanatici, non temeva il confronto. Ma è stato ucciso per mano di un ignoto che alle parole ha preferito usare i proiettili. In aprile era stato lo stesso Kirk a lanciare un monito sulla crescita della violenza politica nella sinistra, con un post su X tornato di straordinaria attualità. «La cultura dell'assassinio si sta diffondendo nella sinistra. Il 48% dei liberal ritiene che uccidere Elon Musk sia almeno in parte giustificato. Il 55% ha espresso lo stesso parere riguardo a Donald Trump». E concludeva osservando: «Questo è il risultato naturale della cultura della protesta diffuso nella sinistra: tollera la violenza e il caos da anni. La codardia dei pubblici ministeri locali e dei funzionari scolastici ha trasformato la sinistra in una bomba a orologeria». Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Il messaggio di Kirk si basava sulla legge naturale universale" spiega che, anche se non era cattolico, aveva recuperato l'adesione ad una legge naturale. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 settembre 2025: La morte per assassinio di Charlie Kirk ha colpito tutti. Sulla vicenda in questi giorni si stanno moltiplicando molte osservazioni e riflessioni, unitamente alla costernata vicinanza spirituale alla moglie e ai figli. La tragedia accaduta non verrà dimenticata tanto presto ed eserciterà una significativa influenza sul modo di pensare date le sue numerose applicazioni a tanti ambiti della vita di oggi. Da parte nostra ci limitiamo ad alcune considerazioni dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa. La maggior parte delle prese di posizione che condannano l'accaduto si fermano alla violazione della libertà di espressione e delle esigenze della democrazia liberale. Molti osservatori e commentatori vedono in Kirk il campione di questa libertà, un uomo che ha avuto il coraggio di dire le proprie idee, discutendo con tutti in un pubblico dibattito, come quello che stava svolgendo al momento dello sparo. Questa interpretazione non scende sul piano dei contenuti, ossia di quanto egli diceva e dei principi che promuoveva e difendeva. Certo, anche la libertà è un contenuto e non solo una forma, ma assunta così genericamente e intesa solo come libertà di dire la propria in pubblico, risulta riduttiva e anche ambigua. Lo stesso vale per chi assume l'ottica del "sogno americano" di cui l'azione sociale e politica di Kirk sarebbe stata una fedele e onesta espressione. Anche in questo caso ci si ferma un passo prima di entrare in profondità nei contenuti. Chi voglia fare una analisi alla luce della Dottrina sociale della Chiesa non dovrebbe fermarsi lì, perché ambedue i criteri - libertà democratica di espressione e sogno americano - hanno bisogno a loro volta di essere fondati. Occorre piuttosto chiedersi se il messaggio di Kirk avesse voluto basarsi su alcune più solide basi Qualcuno osserva che le sue posizioni circa le emergenze sociali e politiche di oggi fossero di vario tenore e non meritassero tutte lo stesso apprezzamento. Questo può essere vero, però i cosiddetti "principi non negoziabili", pur tradotti in modo personale, c'erano tutti. Egli si batteva contro l'uccisione di vite umane innocenti tramite l'aborto di Stato, difendeva e promuoveva la famiglia naturale, voleva "buone" scuole per i figli, lottava contro le attuali ideologie post-naturali come quella del gender o quella del woke, indicava i pericoli dell'immigrazionismo, soprattutto islamico, per la destabilizzazione delle nazioni e così via. Possiamo allora dire che egli non rivendicava solo la libertà democratica o il sogno americano ma intendeva andare a dei fondamenti indisponibili in cui possiamo vedere elementi della legge naturale. Questo lo collega in modo più convincente con la Dottrina sociale della Chiesa. Charlie Kirk non era cattolico, ma evangelico. Per lui, almeno formalmente, non esisteva una Dottrina sociale della Chiesa, non solo per la mancanza di autorità magisteriale competente a formularla dottrinalmente, ma anche perché il rapporto tra la ragione politica e la fede religiosa per gli evangelici è diverso che per i cattolici. Dal protestantesimo possono derivare diverse soluzioni a questo proposito: uno Stato completamente laico e secolarizzato oppure uno Stato che governa direttamente la dimensione pubblica della vita religiosa; i fedeli possono ritenere che la loro coscienza legittimi qualsiasi scelta nella pubblica piazza oppure che Gesù Cristo voglia da loro una coerenza anche in questo campo. Da quanto ci è dato sapere, Charlie Kirk aveva recuperato l'adesione ad una legge naturale, espressa ancora con venature evangeliche, ma piuttosto solida perché fondata sul buon senso o, per meglio dire, sul senso comune. I punti su cui egli insisteva erano in realtà piuttosto semplici, alla portata di tutti, e li difendeva con argomentazioni razionali e non solo di fede, chiedendo ai suoi interlocutori di digli dove avesse sbagliato. Su questi aspetti del suo impegno il rapporto con la Dottrina sociale della Chiesa sembra consistente. Collegato con questo aspetto, c'è poi quello del ruolo pubblico da lui assegnato alla fede cristiana e a Dio. Anche in questo ambito i suoi atteggiamenti rimangono evangelici più che cattolici, perché tra la sua coscienza e gli insegnamenti di Gesù n

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8284 [https://www.bastabugie.it/8284] CHI SI AFFIDA ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SCRIVE MENO, PENSA PEGGIO E PERDE SE STESSO di Manuela Antonacci ChatGPT è un chatbot che sfrutta l’intelligenza artificiale, progettato per comprendere e generare messaggi di testo simili a quelli umani, consentendo agli utenti di ottenere risposte a domande di vario tipo, dettagliate e coerenti. In teoria sarebbe una gran cosa, ma studi recenti hanno rivelato che gli studenti che utilizzano ChatGPT per la scrittura di saggi mostrano un coinvolgimento cerebrale molto più debole di chi non ne fa uso, arrivando anche ad erodere le capacità di pensiero critico, secondo un nuovo studio del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Lo studio ha diviso 54 soggetti, di età compresa tra i 18 e i 39 anni dell’area di Boston, in tre gruppi e ha chiesto loro di scrivere diversi saggi utilizzando rispettivamente ChatGPT di OpenAI, Google o semplicemente la propria testa. I ricercatori hanno, poi, usato un encefalogramma per registrare l’attività cerebrale degli scrittori scansionando 32 diverse regioni del cervello e hanno scoperto che dei tre gruppi, gli utenti di ChatGPT presentavano l’attività cerebrale più scarsa ed erano «costantemente sottoperformanti a livello neurale, linguistico e comportamentale». Non solo, il gruppo che ha scritto saggi utilizzando ChatGPT ha consegnato elaborati estremamente simili che mancavano di pensiero originale, perché venivano impiegate le stesse idee e le stesse espressioni. Due insegnanti di inglese che hanno valutato i saggi li hanno definiti «senz’anima». Gli esami hanno, poi, rivelato un basso controllo esecutivo e un basso coinvolgimento attentivo. E al loro terzo saggio, molti degli scrittori hanno semplicemente fatto fare quasi tutto il lavoro a ChatGPT. Ciò conferma i danni dell’Intelligenza artificiale già evidenziati sulle pagine della nostra rivista. In più, il MIT Media Lab ha recentemente dedicato risorse significative allo studio dei diversi impatti degli strumenti di intelligenza artificiale generativa, che hanno rilevato anche che in generale, più tempo gli utenti trascorrono a parlare con ChatGPT, più si sentono soli. Probabilmente perché Il rischio maggiore è quello di perdere di vista innanzitutto il rapporto con noi stessi, la consapevolezza delle nostra capacità, convincendoci di «non essere più in grado» di affrontare sfide complesse senza l’aiuto della tecnologia. Infine, affidarsi tanto all’intelligenza artificiale nell’elaborazione di compiti che la mente umana può tranquillamente svolgere da sola, a ben vedere, porta a perdere anche il gusto del fare, del creare e dunque mina lo sviluppo della creatività stessa. Dunque la tecnologia può aiutarci, questo è fuori discussione; non deve sostituirci, ecco il punto. Anche perché la strada del miglioramento, se ci pensiamo, è quella che percorriamo quando ci mettiamo alla prova e impariamo ad accettare i nostri errori. Nota di BastaBugie: Daniele Ciacci nell'articolo seguente dal titolo "Intelligenza artificiale per i bambini. Gemini apre ai minori di 13 anni" si chiede quali siano i rischi per i bambini. Come cresceranno se avranno a che fare sin da subito con un software che imita l'uomo? La conclusione è che questo sia un esperimento sociale pericoloso. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 maggio 2025: In un'era digitale dove la tecnologia avanza più velocemente della nostra capacità di comprenderne le conseguenze, Google ha annunciato l'apertura del suo sistema di intelligenza artificiale Gemini ai bambini sotto i 13 anni. Una mossa che solleva profonde preoccupazioni sul benessere psicologico ed emotivo dei più giovani, già vulnerabili agli effetti dei social network. Il gigante tecnologico permetterà l'accesso al suo sistema di intelligenza artificiale ai minori i cui genitori utilizzano Family Link, il servizio di controllo parentale dell'azienda. Per registrare un account per bambini, i genitori dovranno fornire dati personali come il nome e la data di nascita del figlio. Gli esperti hanno definito questa decisione particolarmente rischiosa, considerando i crescenti timori sugli effetti che un uso eccessivo e non supervisionato di queste tecnologie potrebbe avere sulla salute mentale dei più piccoli. Un'analisi dell'UNICEF avverte che l'intelligenza artificiale generativa diventerà un elemento chiave delle esperienze digitali dei bambini, ma che le interazioni e i contenuti creati attraverso questa tecnologia possono rivelarsi pericolosi e fuorvianti. Assistiamo a una corsa all'adozione tecnologica che ricorda in modo inquietante quanto avvenuto con i social media: piattaforme lanciate senza un'adeguata comprensione dei loro effetti a lungo termine sui giovani utenti, che hanno poi mostrato evidenti segni di dipendenza, ansia e depressione. Uno studio dell'Università di Oxford, guidato dalla psicologa Karen Mansfield, evidenzia come i sistemi di AI progettati per imitare il comportamento umano potrebbero avere effetti negativi addirittura superiori a quelli associati ai social network. Le funzioni che emulano processi cognitivi o generano deepfake rischiano di compromettere gravemente il benessere psicologico di bambini e adolescenti. Nonostante Google affermi di aver implementato protezioni specifiche per gli utenti più giovani, l'azienda stessa ammette i rischi, avvertendo che «Gemini può commettere errori» e suggerendo ai genitori di «aiutare i bambini a ragionare criticamente» su ciò che avviene nel chatbot. La società raccomanda anche di insegnare ai figli come verificare le risposte di Gemini e ricordare loro che «Gemini non è umano» e «di non inserire informazioni sensibili o personali». I dati sull'uso dell'AI generativa tra i minori sono ancora scarsi, ma i primi studi mostrano una tendenza in crescita e poco regolamentata. Un sondaggio di Common Sense Media ha rilevato che il 58% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni negli Stati Uniti ha già utilizzato ChatGPT, quasi il doppio rispetto ai genitori intervistati, e la maggior parte degli adolescenti lo ha fatto all'insaputa di tutori e insegnanti. Non stiamo forse ripetendo gli stessi errori del passato? Le grandi aziende tecnologiche sembrano più interessate alla conquista di nuove fasce di mercato che alla protezione di menti in crescita. Prima di introdurre tecnologie potenti e potenzialmente manipolative nella vita dei più giovani, non dovremmo forse attendere studi approfonditi e indipendenti sui loro effetti? La storia dei social media ci ha insegnato che la dipendenza digitale non è un rischio teorico ma una realtà. Con l'intelligenza artificiale, che simula interazioni umane in modo sempre più convincente, il pericolo di patologizzare comportamenti disfunzionali potrebbe essere ancora maggiore. Il tempo di riflettere è questo, prima che un'intera generazione diventi cavia di un esperimento tecnologico dalle conseguenze imprevedibili.