Il Calcio che Conta
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Il Calcio che Conta

Podcast von Gianluca Fraula

L' idea è partita da Youtube e si è evoluta fino qui. Parlare di storia del calcio contestualizzando le partite, le giocate, le singole azioni che hanno cambiato questo sport. 

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27 Folgen
episode JAMIE VARDY ||| Da OPERAIO a STELLA del CALCIO artwork
JAMIE VARDY ||| Da OPERAIO a STELLA del CALCIO

⚫🔵 JAMIE VARDY ||| Da OPERAIO a STELLA del CALCIO 🔵⚫  3 giugno 2016. Un normale venerdì di primavera in Inghilterra. Il più incredibile campionato della storia è appena terminato, quando una notizia scuote gli appassionati di football. Una vera e propria bomba di mercato. Jamie Vardy passa all’Arsenal per 22 milioni di pound. I biancorossi di Arsene Wenger pagano la clausola del bomber del Leicester e si assicurano il numero 9 più sorprendente delle ultime stagioni. Il ragazzo ha 29 anni, una carriera esplosa da pochi mesi, ma nonostante qualcuno affermi che abbia già fatto la classica foto di rito con la nuova maglia, prende tempo. I tifosi delle Foxes sono furiosi. Hanno appena vinto la Premier e l’idea di affrontare la Champions’ senza Jamie non li fa dormire. Leicester per qualche giorno è in subbuglio, il club tenta di rilanciare alzando la posta e venti giorni dopo Vardy torna sui suoi passi, firmando il rinnovo. Resterà a Filbert Way. Ecco, possiamo affermare che da quel momento la vita sportiva di Jamie Vardy cambia totalmente. Non in fatto di vittorie, qui c’è molto di più. C’è la storia di un simbolo della working class inglese, che ha deciso di rinunciare a successo e trofei per diventare un idolo, anzi ” l’idolo” dei più famosi underdog della storia del pallone britannico.

15. Nov. 2020 - 18 min
episode ADRIANO L'IMPERATORE ||| Ascesa e caduta di un FENOMENO artwork
ADRIANO L'IMPERATORE ||| Ascesa e caduta di un FENOMENO

® ADRIANO L'IMPERATORE ||| Ascesa e caduta di un FENOMENO ®  Il “Trofeo Santiago Bernabeu” e’ poco piu’ che una passerella che il Real Madrid celebra nel suo tempio, qualche giorno prima dell’avvio della stagione. E’ dedicato alla memoria del presidentissimo blanco ed e’ l’occasione per vedere all’opera i nuovi acquisti della “Real Casa”. Insomma, un Trofeo Berlusconi in salsa iberica. Sfogliando un album che ha da poco superato i 40 anni, non si ricordano prestazioni memorabili da tramandare ai posteri. Eppure, ad inizio Terzo Millennio, il catino di Chamartin ha assistito allo scoccare di una delle parabole calcistiche piu’ brevi e scintillanti della storia di questo sport. Un racconto dolce – amaro, fatto di alti e bassi, di qualche gioia e tanti rimpianti, affogati nell’alcool di troppe bottiglie.  14 agosto 2001. Classica calda serata di mezza estate. Il calcio non si e’ ancora trasferito oltre Europa per la preparazione e cosi’, insieme all’attesa per la partenza della Serie A e per gli ultimi botti di mercato, ci si affida a vere e proprie amichevoli di lusso. Poche, ma interessanti. In una di queste si sfidano il Real dei “Galacticos” e l’Inter del nuovo tecnico Cuper. Da una parte Raul, Figo e il nuovo arrivato Zidane. Dall’altra Vieri, Seedorf, Recoba e qualche giovane aggregato alla prima squadra. Tutti ad Appiano Gentile stanno aspettando il gran ritorno di Ronaldo, il quale pero’ a Madrid non e’ convocato. La societa’ non vuole forzare i tempi. Per il momento basta e avanza Bobo Vieri, che porta subito in vantaggio i suoi. Hierro pareggia su rigore a 10 dalla fine, ma intanto ha fatto il suo ingresso in campo un altro brasiliano. Ha 19 anni, gioca in attacco ed e’ arrivato nell’operazione che ha portato Vampeta al Flamengo. Si chiama Adriano Leite Ribeiro. Fisico possente, dotato di un ottimo sinistro, gli bastano pochi minuti per lasciare il segno. Punizione dal limite dell’area. Minuto 91. Tutti sono convinti che Seedorf la calcera’ a giro sopra la barriera. Dalla panchina, invece, Cuper si sgola: “Fatela tirare al nuovo entrato”. I compagni obbediscono e il ragazzo carioca scarica un sinistro talmente forte che Casillas nemmeno la vede. Palla sotto la traversa a 108 km all’ora e 2-1. L’Inter vince la gara, ma non e’ quello che conta. Cio’ che importa e’ che quella sera e’ nata una nuova stella nel firmamento del pallone.

16. Okt. 2020 - 13 min
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EDMUNDO O'ANIMAL ||| I calciatori più ribelli della storia

◾ I giocatori più pazzi della storia del calcio - Edmundo O'Animal ◾   Quando un appassionato assiste all’ennesimo eccesso di un talento, spesso e volentieri si domanda “Perché?”. La domanda che si pone è sempre la stessa: perché quell’uomo non sfrutta le qualità che ha ricevuto in dono per raggiungere grandi obiettivi? La realtà è che a questi giocatori molto spesso non interessano minimamente i risultati ed il successo, nonostante a volte grazie alle loro capacità innate riescano comunque ad ottenerlo. Altre volte invece questi calciatori, uniti da una sottile vena di follia che li accomuna dentro e fuori dal rettangolo verde, hanno costretto la propria squadra, che aveva fatto affidamento su di loro, a dire addio ai sogni di gloria.  Il pomeriggio del 7 febbraio 1999, allo stadio “Artemio Franchi” di Firenze, accade il piu’ grande sliding door della storia della societa’ viola. Mancano pochi minuti alla fine del match tra i padroni di casa e il Milan. In Toscana si respira aria di scudetto, anche se non siamo ancora a primavera.  Gabriel Batistuta, centravanti e capitano della Fiorentina, viene lanciato a rete da Padalino. Siamo sullo 0-0. Se Batigol fa il suo dovere, i ragazzi di Trapattoni possono dare un segnale al campionato, battendo una sicura concorrente per il titolo. Già perché sono primi a 41 punti a ben 5 punti dai rossoneri, terzi dietro la Lazio. (Classifica 41, 38,36). Il numero 9 argentino però cade all’improvviso e si accascia. Urla ed alza subito il braccio. Ha intuito che non e’ cosa da poco. La diagnosi parlera’ chiaro: distorsione al ginocchio sinistro, con probabili interessamenti al legamento collaterale. La prima prognosi e’ di 30-40 giorni almeno. Il Trap e i suoi ragazzi sono molto preoccupati anche se in casa viola, il sostituto del “Re Leone” c’e’ gia’. E’ il suo compagno di reparto Edmundo. Il brasiliano, vice campione del mondo, e’ il secondo violino dell’attacco gigliato ed ora tocca a lui mantenere, con i suoi gol, la squadra in alto in classifica. Il motivo di quella apprensione in realtà è molto semplice: quel ragazzo, che dovrebbe  ha tutt’altro per la testa. Non e’ un carattere facile, il 27enne carioca. Arriva a Firenze nel gennaio ’98  per 13 miliardi di lire. Vittorio Cecchi Gori vuole riprovarci con il grande colpo di mercato estero. Dopo l’acquisto dello sfortunato Kanchelskis(kencelskis) l’anno prima, ora e’ il turno di “O’ Animal”, il nickname con cui tutti, nel Vasco da Gama, la sua squadra, e non solo, lo conoscono. Quel soprannome gli è stato attribuito dal telecronista brasiliano Omar Santos ed ha un significato tutto suo. Rappresenta perfettamente il suo modo di intendere il calcio. Vissuto in maniera folle ed istintiva. Edmundo sembra che pratichi quello sport non per bisogno, ma semplicemente per divertirsi.

27. Juni 2020 - 14 min
episode Il TRADIMENTO di GONZALO HIGUAÌN ||| Il trasferimento dal Napoli alla Juventus artwork
Il TRADIMENTO di GONZALO HIGUAÌN ||| Il trasferimento dal Napoli alla Juventus

Estate 2016. Mentre in Francia la nazionale di Conte stupisce tutti, arrivando a un rigore dalla semifinale, l’Italia del calcio ha un solo padrone: la Juventus. Ha appena vinto il suo quinto scudetto di fila, al termine di una storica rimonta ai danni del Napoli di Sarri. Ha agganciato gli uomini del “Quinquennio d’oro” degli anni ’30 come titoli vinti consecutivamente. E, particolare non da poco, ha ancora fame di vittorie. Gli uomini di Allegri sono all’apice del loro ciclo. La Serie A 2015-16 e’ stata un incredibile banco di prova per i bianconeri, capaci di recuperare dal -11 di fine ottobre e di chiudere a + 9 sui partenopei. Il tutto, condito da 15 vittorie consecutive e dal record di imbattibilita’ di Gigi Buffon: 974 minuti di clean sheet. La ciliegina sulla torta arriva a fine torneo, con la conquista della Coppa Italia ai danni del Milan. 1-0 sofferto e secondo double nazionale. Il gol vittoria lo segna Alvaro Morata, che e’ anche uno dei due sicuri partenti del mercato estivo. L’altro e’, ovviamente, Paul Pogba. I tifosi juventini, ad ogni partita allo Stadium, intonano sempre lo stesso coro: “Non si vende Pogba!” Marotta e Paratici hanno resistito per tre estati. Ma, allo start del calciomercato 2016 capiscono che questa volta il “Polpo” francese riprendera’ la via di Manchester. In Piemonte, pero’, hanno le idee chiare. Vincere aiuta a vincere e se i migliori lasciano la squadra, i nuovi acquisti devono essere almeno dello stesso livello. Andrea Agnelli, a sei anni dal suo insediamento, e’ finalmente riuscito a riportare la Juve sui massimi livelli europei. Sia sportivi, anche se manca sempre la Champions, che finanziari. Il mercato degli scarti e delle “recompras” sembra finito. La “potenza di fuoco” che spesso il numero uno bianconero cita nelle sue dichiarazioni, viene sviluppata al massimo nel giro di poco piu’ di un mese. Tra giugno e luglio arrivano alla Continassa: Dani Alves a parametro zero dal Barcelona, Benatia in prestito con riscatto a 17 milioni dal Bayern, Cuadrado di ritorno dal Chelsea e il giovane esterno Pjaca dalla Dinamo Zagabria per 23 milioni.  In più un colpo che stupisce tutti. A Torino arriva Pjanic dalla Roma, dopo aver pagato 32 milioni di clausola rescissoria. E’ una trattativa che fa scalpore. I tifosi giallorossi vedono uno dei loro pezzi pregiati lasciare la città per trasferirsi agli odiati rivali. Attaccano il giocatore dicendo “Potevi andare ovunque, ma non alla Juve” e i giornali titolano “Alto Tradimento”. Nella capitale c’è amarezza, perché la dirigenza torinese ha appena indebolito una diretta avversaria, frantumando in anticipo i sogni di gloria per la stagione successiva.  A Torino un calciomercato simile non si vedeva da tempo, in gran parte sostenibile dagli addii di Zaza, Padoin, Pereyra, Morata e, soprattutto, dai 105 milioni che lo United sborsa per portare Pogba alla corte di Mourinho. Nonostante gli sforzi della campagna acquisti, e’ innegabile che manchi qualcosa davanti. Cedute due prime punte, sono rimasti Dybala e Mandzukic, quest’ultimo gran lottatore, ma non certo bomber da 20 gol a stagione. La coperta e’ talmente corta che, dalla Primavera, viene spesso aggregato il giovane Kean. A fine giugno si inizia a parlare di giocatori interessanti. Cavani, Sanchez, il sogno proibito Icardi. E tra i corridoi di corso Galileo Ferraris inizia a circolare un nome particolare. Gonzalo Higuain.

18. Juni 2020 - 19 min
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Quando ZIDANE UMILIO' il Brasile di Ronaldo, Kakà e Ronaldinho

◾ La partita perfetta di Zidane contro il Brasile ◾ Il 25 aprile 2006, a un mese dalla fine di una Liga che ha ormai preso la via di Barcelona, Zinedine Zidane dice basta. Uno dei migliori giocatori della storia lascia il calcio. La notizia era nell’aria da tempo. Zizou e’ a pochi passi dal compiere trentaquattro anni. La classe non si discute, ma il ciclo dei “Galacticos”, una squadra spaventosa solo a leggere la formazione, che avrebbe potuto e dovuto vincere molto di piu’, e’ finito. I “Blancos” arrivano da tre stagioni disastrose. Un via vai di tecnici, giocatori e dirigenti che non ha portato a nessun successo, se non una misera Supercopa del Rey. L’ultima Liga e’ datata 2003. La decima Champions non si e’ vista nemmeno da lontano. Inoltre, aggiungeteci il fatto che a febbraio Florentino Perez, artefice del rinascimento madridista, si e’ dimesso, aprendo la strada a nuove elezioni. C’e’ aria di rifondazione e il numero 5 francese capisce che il cerchio si sta chiudendo. Il 7 maggio, in quella che e’ stata la sua casa per cinque anni, gioca il suo match d’addio. I suoi compagni indossano una maglietta commemorativa e i tifosi srotolano uno striscione che recita: “Thanks for the magic”. Lui non si scompone piu’ di tanto, non e’ tipo che lascia trasparire emozioni. Un mediterraneo freddo, che le emozioni, semmai, le regala al pubblico. Segna una rete, la partita finisce in parita’ e la stagione, fallimentare, del Real termina li’. Non quella di Zizou, che da capitano e uomo squadra vola in ritiro con la Francia. Quella Francia dalla quale si era gia’ separato dopo la debacle di Euro 2004. I campioni in carica sconfitti dalla Grecia. Lui non ci sta e saluta il gruppo, ma dodici mesi dopo ci ripensa. Il Mondiale e’ alle porte e lui ci tiene tantissimo. Non si immagina una triste tournee’ di addio. Si e’ preparato per essere al top un mese intero, per arrivare fino in fondo. Niente Sunset Boulevard, anzi. Come una rockstar del pallone, vuole chiudere con un ultimo torneo da vincente. Vuole che sia indimenticabile. Vuole la seconda coppa, dopo quella del ‘98.

10. Juni 2020 - 12 min
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